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La squadra è frustrata, alcuni giocatori dubbiosi, altri un po’ depressi.
Già, l’avventura, essendo tale, non ha per niente i tratti della facilità.
Lavorando sui fondamentali sono arrivato al punto di far crollare alcune certezze che molti dei giocatori avevano: convinzione di sapere palleggiare o di saper tirare: convinzione tutta loro visto che i risultati visibili ad occhio nudo e nei risultati delle scorse stagioni parlano di tutt’altro.
Alcuni esempi: un giocatore ha un tiro che lascia partire praticamente dl petto: un tiro che quando è “scoccato” con avversari veri e non con compagni di squadra, o con i ragazzi della serie D della nostra società, viene frequentemente stoppato.
Difficile, avendo 20 anni, togliere questa tara, rassicurarlo, convincerlo ad investire in un movimento, quello corretto, che gli sembrerà sempre macchinoso da digerire e poco produttivo visto gli zero canestri realizzati con il nuovo movimento da eseguire. Preciso che il suo tiro non è realmente redditizio come lui crede (diciamo circa un 30% dalla distanza 2 punti) e che quindi sostengo sia conveniente destrutturarlo per ricostruirlo.
Sono arrivati due nuovi playmaker e chi rivestiva (a mio modesto parere non proprio correttamente) quel ruolo si sente “derubato” ed insicuro avendo anche visto che negli 1 contro 1 perde spesso il possesso palla: segno che il proprio palleggio non era poi così buono e sicuro.
Ho impostato uno schema che prevede, da una partenza di “5 fuori” con due pseudo giocatori lunghi sotto canestro, dei blocchi orizzontali e la ricerca di una ricezione palla in post basso: taglio del playmaker subito dopo aver spostato la palla in ala, gioco a due con pivot ed esterno se la palla non scende in post basso: sarà proprio il post basso a salire e bloccare per gioco un pick&roll con l’ala.
Più che uno schema questa è una idea di gioco: semplice e didattica: ho intenzione di perseguire l’obiettivo, come ho già detto, di rendere autonomi ma anche collaborativi, i giocatori, e di migliorare dei concetti quali la spaziatura e l’occupare lo spazio, che sono alla base di futuri giochi.
In principio è stata confusione e seria difficoltà nonostante l’estrema semplicità e spiegazioni da parte mia nella parte iniziale dell’allenamento.
Alcuni giocatori non hanno mai lavorato in precedenza con i blocchi !!! C’è confusione, rispetto ad una qualsiasi situazione, su chi debba portare il blocco: il più vicino alla palla esegue un blocco al compagno più lontano dalla palla? Oppure viceversa.
Difficile da spiegare: ogni situazione è differente !
Ma è ovvio io abbia più volte cercato di focalizzare la loro attenzione sul fatto che la pallacanestro si basa su vantaggi di spazio e tempo: il giocatore più vicino alla palla, non potendola ricevere, esegue un blocco per un compagno che è più lontano rispetto a lui. Quest’ultimo, proprio sfruttando il blocco, avrà un vantaggio di spazio rispetto al proprio difensore e potrà quindi ricevere liberamente per un successivo tiro o palleggio.
Eppure, nonostante la loro costante richiesta di nuovi schemi ed istruzioni, nonostante le lagne fra loro per il gioco che va reso fluido, per il gioco che non funziona, ho visto cose che loro, purtroppo, non hanno saputo cogliere.
Alcuni tagliano in maniera corretta, al momento corretto, dal lato corretto. Qualche aiuto difensivo, ma qui dobbiamo lavorare moltissimo, si comincia a vedere (lavoro molto sul concetto di lato forte/lato debole ed adeguamenti della difesa).
Il giocatore dal tiro sbilenco tira molto meglio rispetto a prima a parte nelle situazioni in cui è veramente pressato dal difensore: segno che il movimento è ancora “troppo” volontario (vedi post su metodologia di insegnamento) e non ancora reso automatico .
Interpreto quei segnali come positivi mentre interpreto come negativi perché sintomi di lavori lunghissimi da eseguire, le continue richieste di istruzioni sui movimenti di squadra (scarsissima autonomia), le rimesse da fondo senza nessuno smarcamento ne iniziativa: ho infatti VOLUTAMENTE lavorato sulla sola rimessa laterale alla fine di verificare appunto l’autonomia e la collaborazione dei giocatori, il loro grado di maturità di gioco: ogni schema prevede mosse e posizioni che , se non funzionanti sul momento o se esaurite, debbono essere rimpiazzate con letture della situazione ed, appunto, iniziativa dei giocatori stessi.
Hanno bisogno (da tramutare in un bisogno non del tutto reale) di schemi di gioco: gioco principale, rimesse laterali, rimessa da fondo proprio per inesperienza: essere imbrigliati in un compito, li rende sicuri.
Ho da parte un paio di rimesse da fondo, una ulteriore laterale e soprattutto un gioco che mi permetta di sfruttare buonissimi giocatori della nostra squadra: giocatori esterni n senso lato, guardie, ali piccole ed un paio di play.
Massimo
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