Squadra nuova, vita nuova

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E così arriva il momento in cui la proposta che vi hanno fatto pende forma e consistenza, il momento in cui il discorso del presidente, dopo la firma di un contratto, piccolo o grande che questo sia, vi introdurrà alla squadra, seduta lì, in panchina, fra scetticismo, emozione, presunzione speranze e nervosismo di varia natura (compreso il vostro).

Già, squadra nuova, vita nuova.
Credo personalmente sia piuttosto inutile fare discorsi o proclami fatta eccezione per  i ringraziamenti di rito per l’occasione avuta dal presidente e la certezza nella collaborazione ed impegno della squadra. La mia fortuna è stata quella di avere in affidamento una squadra di cui conoscevo qualche giocatore, ma a parte questo, buio totale.

Credo sia il caso, ma è chiaro che la riflessione vada misurata sul livello cestistico ed al contesto societario in cui ci si trova, di misurare grossolanamente la squadra per avere una indicazione rispetto al lavoro nel futuro prossimo e, via via, obiettivi a lungo raggio.

La situazione.

La squadra è composta da giovani di 20 anni e da più giovani. Una squadra che funge da serbatoio per giovani speranze per la prima squadra della società (serie D ) od un ripiego per i giocatori che, almeno attualmente, non trovano spazio in serie D (dove lavoro come assistente). Ho preferito cominciare con esercizi piuttosto semplici che permettessero però, pur non essendo proprio basilari ne di specifico miglioramento dei fondamentali della  pallacanestro, di valutare questi stessi.

Un po’ di palleggio quindi: in arretramento, con cambi di mano e cambio velocità, cercando di insistere con la mano sinistra (generalmente la debole del 90% dei giocatori di questo livello).
Questo banale esercizio permette senza dubbio di avere un primo colpo d’occhio visto che sarà immediato accorgersi se ci sono giocatori che palleggiano guardando la palla, giocatori in evidente difficoltà con la propria mano debole, giocatori a disagio nei cambi di “presa” della palla durante il palleggio.

Un esercizio di smarcamento e ricezione (due file di giocatori, una con la palla, una senza ai gomiti di uno dei due canestri così da avere un passatore ed un attaccante) mostrerà ancora una volta, con immediatezza, l’atteggiamento e le esperienze pregresse dei giocatori:

  • vengono eseguiti cambi di direzione abbinati a cambi di velocità? le traiettorie della  corsa sul campo sono a linee rette e spezzate e non curve (risparmio tempo e spazio)?
  • Si esegue correttamente il movimento di smarcamento, verso canestro e poi saltando fuori cambiando velocità?
  • Come si riceve la palla? I piedi, alla ricezione della palla, sono disposti verso canestro?
  • la posizione, a ricezione avvenuta ,è di totale iniziativa, di attacco al ferro oppure passiva, con il giocatore a gambe scariche ?

Domande, risposte e prime indicazioni da non appuntare se non a mente per cercare di focalizzare la presenza di alcuni mancini, la presenza di giocatori totalmente agli inizi o comunque fuori equilibrio nei movimenti eseguiti.

Una piccola fase di gioco, senza schemi ne indicazioni da parte vostra sarà indicativa rispetto al grado di coesione della squadra, all’intesa fra giocatori seppure al loro primo incontro, rispetto alla capacità di giocare una pallacanestro fatta di semplici ragionamenti e senza la necessità di aver ricevuto indicazioni di ruolo o movimento da parte del coach.

Personalmente, rispetto a questa fase, ho raccolto un unico dato: disordine totale mentre, negli esercizi precedenti, ho potuto raccogliere differenti informazioni che mi hanno parlato di un gruppo molto eterogeneo composto da giocatori degni di nota, buoni giocatori e giocatori totalmente da costruire perché male allenati nelle comunque brevissime esperienza precedenti oppure perché  alla prima esperienza vissuta fra l’altro da “adulto” e non da bambino e quindi con un istruttore minibasket.

La prima settimana

La mia prima settimana è stata più o meno imperniata su questa falsa riga, condita dalla forte sensazione che alcuni dei miei giocatori avessero la totale inesperienza al netto di precise indicazioni di movimento da parte del coach: le fasi di gioco sono risultate del tutto disordinate con evidente mancanza di percezione dello spazio occupato in relazione a quello a disposizione dei compagni di squadra.
Ho potuto notare ad esempio come si tendesse, sbagliando, ad usare il palleggio stando sul posto, non appena ricevuta la palla, “tanto per fare” o come si tendesse a muoversi in palleggio in orizzontale, senza mai guardare ne puntare il ferro.
Ho inoltre focalizzato la mia attenzione sull’assenza di un ragionamento alla base del movimento generale:

  • Perché correre verso il compagno se questo sta palleggiando cercando di seminare il proprio difensore?
  • Perché guardare la palla diretta verso il cerchio senza però cercare una posizione per il rimbalzo? Perché nessuno prova un blocco su palla o per liberare un compagno?

Movimenti, di fatto , che dovrebbero essere nel DNA di qualsiasi giocatore al di là della categoria di appartenenza di questo stesso ed al di là del risultato e della esecuzione stessa. Mi sarei aspettato per esempio dei pessimi blocchi ma non zero blocchi.

Ma non è stata una esperienza negativa: credo sia meglio trovare molto da fare piuttosto che una squadra “formata” perché, vista la categoria non professionistica, il giocatore che diremmo “formato” potrebbe coincidere con il giocatore “cementato” ossia un giocatore che ha dei vizi, delle abitudini di gioco che, oltre a non incarnare il gioco dell’attuale coach, sono distanti dalla reale pallacanestro.

Nelle annotazioni dei primi 3 allenamenti (3 ore settimanali in totale, nei giorni dispari della settimana) ho invece scritto di elementi di ttutto rispetto sotto il profilo caratteriale, per l’atteggiamento generale e per le precedenti esperienze visibili nella semplice disposizione in campo o nel modo di parlare, consigliare i compagni.

Non ho ragionato su ruoli o possibili schemi: sarebbe stato fuori luogo e troppo avventato non avendo ancora conosciuto con precisione età, attitudini ed abilità dei miei giocatori.

Ho deciso però che tendenzialmente riserverò una parte di allenamento al condizionamento fisico in considerazione del fatto che alcuni giocatori sono in sovrappeso e che alcuni soffrono di una evidente staticità e pochissima reattività di piedi finendo per soffrire i giochi in transizione seppure durante esercizi a metà campo e quindi in situazioni di gioco piuttosto controllate ed attese.

Massimo Soldini

 

 

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