Ago 01
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Se vi foste mai chiesti come fosse la terra ai suoi albori sappiate che la risposta neppure troppo celata è qui al Mulu park.
Mulu non è una città, Mulu non esiste.
Una pista di atterraggio che ricorda quelle allestite a Keh San, in Vietnam durante la guerra, si staglia nel verde brillante di una foltissima giungla. Una lingua di asfalto per piloti espertissimi dove piccoli e rumorosi aerei bi-elica fanno manovra per prendere la rincorsa utile al decollo o per invertire la direzione una volta arrivati, per far scendere passeggeri e bagagli. Un’unica sala accoglie zaini e provetti esploratori inclusi, in questo caso, un gruppo di documentaristi inglesi. con al seguito centinaia di kg di attrezzature.
Da li in poi si prosegue solo per il parco: il resto è imperscrutabile vegetazione, canicola, orizzonte tremolante causa calore che risale da terra.
Niente cartelli, niente taxi, niente bus, nessun villaggio, neppure piccolo: solo un’operosa comunità di piccoli e scuri malesi che offre per 5 myr (1 euro circa) il trasporto fino all’ingresso del parco.
Lungo l’improvvisata strada, lungo il falsopiano che serpeggia verso l’ingresso di quello che parrebbe un parco giochi per esploratori si possono trovare alloggi offerti dai pochi abitanti di quelle aree: per lo più palafitte sul fiume che pare prendere aria appena uscito dalla fitta giungla. E’ possibile altrimenti trovare alloggio nei bungalow invero più dotati ma comunque privi di veri comfort, sistemati appena dentro l’ingresso del parco.
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