Ago 05
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Ci sono notti che sembrano infinite e perfette. Io ne ho vissute parecchie e mi sento fortunato.
Roma è un teatro perfetto per quelle notti. Edu e Reme sono arrivati qui a Roma. Li conobbi all’aeroporto di Varanasi dopo un volo in perenne ritardo da Delhi.
Incrociammo sguardi consapevoli aspettando che il volo partisse, nelle ore infinite in sala d’attesa dopo la partenza più volte rimandata: fu un po’ come capire d’istinto che eravamo viaggiatori simili.
Ci conoscemmo dividendo il taxi verso lo stesso albergo che il caso ci aveva prenotato: in inglese, poi scoprendo fossimo italiani, in italiano, visto gli studi di Edu. Dividemmo i giorni a Varanasi, esperienza bellissima raccontata qui sul blog. Continua a leggere….
Ago 29
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“Varanasi è una città che non devi vedere ma devi sentire”
È questa la frase del nostro guidatore mentre assonati e determinati ci muoviamo verso il ghat con lo sgangherato tuk tuk.
Il ghat scelto è poco frequentato ed alle prime luci dell’alba incontriamo pochi indiani che si recano lì ordinatamente ed in silenzio per le abluzioni del mattino.
I vicoli sono stretti e molto sporchi, orientarsi è una impresa disperata ma siamo riusciti a contrattare ed ottenere un guidatore di tuk tuk che ci aiuta a muoverci nelle prime ore del mattino.
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Ago 28
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Il telefono ci sorprende durante la colazione.
Hello!?!? la compagnia aerea ci avverte del ritardo del nostro volo per Varanasi.
2 ore da spendere causa il maltempo: il monsone della notte si é fatto sentire.
Raminder, il “nostro”autista indiano, é stato il più felice del ritardo: stretto nel suo turbante bianco appena composto ci ha accompagnti nel tempio Sikh ( Delhi Sikh gurdwara Rekab).
I Sikh sono devotissimi ed osservanti di una religione che sembra un misto fra induismo e religione musulmana. Strettissima l’osservanza delle regole di vita fra cui spicca il futile esempio relativo alla norma che impone di non tagliare mai barba ne capelli e di non fumare ne bere alcolici.
“Solamente conosce il cammino, oh Nanak, colui che guadagna il suo con il suo sudore della fronte e poi lo condivide con gli altri” (Guru Granth p 1245).
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