Ricordi ad una piazza

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Niente, non ce la faccio ancora. Non ho fatto ancora in tempo a districare le bozze, a mettere in fila ordinata parole e foto così da chiudere il quaderno odeporico del viaggio in Borneo.

Osservo la città mentre l’alba non è ancora arrivata, mentre le strade sono più calme: il martedì parto da casa di mia madre mentre mezzo mondo ancora riposa.
Tutto questo credo sia una sorta di regalo per lei: un solo turno di allenamenti da gestire, il lunedì, la cena da lei rientrando infreddolito, quei sorrisi e qui piatti stracolmi preparati “perché rientri stanco ed hai fame“, i cruciverba da correggere come al solito, quattro chiacchiere semplici. Continua a leggere….

Ciambella!

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ciambella

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Non mi fido dei bar che non vendono ciambelle ! Posso essere finite, si, ma non concepisco i bar che non le vendono adducendo spiegazioni assurde tipo che essendo fritte sono poco richieste o che sono troppo grandi e nessuno le mangerebbe a colazione: è proprio quello il bello!

La regola è che se vai a fare colazione al bar e c’è una ciambella, non importa quanto tu abbia già mangiato né la tua linea, devi prenderla. Continua a leggere….

Lo Zen e l’arte di riparare apparecchi soffiandoci su

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soffiare sui contatti (gioco Nintendo)

Oggi serve pazienza: è venerdì, sono stanco, la connessione di rete va e viene, il lavoro si arretra e la radio dice che arriverà l’ennesimo ciclone a sconvolgere un clima che di suo è già sconclusionato.
A Roma s’è alzato un vento fastidioso come un bambino e l’aria è fresca solo se ti slacci il giubbino perché poi appena ritiri su la zip allora ti cuoce il sole e ricominci daccapo. Continua a leggere….

La foto padre e la foto figlio

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Questa, è quella foto.
La foto di mio padre della quale spesso ho parlato qui sul blog, l’originale dalla quale feci plastificare quella che portai con me nel viaggio a Caponord, il mio portafortuna per i viaggi in moto, stretta fra i documenti, custodita.

Prima di ogni partenza importante, ad ogni ritorno: io la rimiro.

E così quella foto, la copia plastificata, in realtà, è vera, reale ed importante almeno quanto l’originale. E’ come se ad oggi fossero due differenti originali. La differenza sta solo nel messaggio sul retro, e no, non è poco.
La foto padre, che conserva mia madre, gelosamente,  e la foto figlio, che conservo io, più gelosamente, forse. Continua a leggere….

La vita che resta

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Oggi compio gli anni.

Quest’anno me lo sono ricordato (leggerete il 25/03/2013  ma vi scrivo dal lontanissimo 14/03/2013) a differenza degli scorsi.

Beh?  Boh !

Alex Sbordoni è morto, forse, o combatte fra la vita e la morte, Reginald Montecristo è morto sicuramente e questa frase la capiranno in pochi.Chi arriverà dopo? Ho più anni di Gesù, qualche miracolo ancora e saremo pari su tutto, anzi forse vado anche in vantaggio.

Mio padre si sposò e costruì tutto quando aveva 34 anni. Si, tutto, tutto quello che oggi noi suoi figli stiamo distruggendo.

Devo fare un lungo viaggio, devo allontanarmi, indossare scarpe per camminare, senza pensare al colore o modello, sfoltire la selva di libri che no ho letto e che dormono sul mio comodino, riparare la Vespa di Gianvincenzo: io ne ho bisogno, non voglio, io devo: penso sia così, penso sia un bisogno, un’urgenza interiore.

Massimo (34 anni)

P.s. nell’ultimo fotogramma del video, Moretti, entra nel corridoio dei laboratori dell’ITIS Galileo Galilei di Roma: scuola che ho frequentato, corridoio che ho corso, vissuto, occupato, ridipinto, studiato e rimpianto.

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