Tornei, sabati. 

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Sono le 4.30, il parcheggio è vuoto ed una sigaretta, fumata a bocca asciutta, mi penzola dalle labbra. 

Birra e gelato. Poi birra. I panini salsiccia e peroni, i gelati ad 1 euro per attrarre persone che poi non li comprano davvero, un basket proletario semplice e disperato.

La palestra piena di gente, il vociare di chi è là fuori, i gridolini di chi non ha mai visto nemmeno un canestro, figuriamoci tutte queste partite in una sola notte.

Chi non ci sta a perdere, qualche gomitata, i non arbitri, le partite vere che mi mancano e che appena parte la musica del riscaldamento mi fanno sentire bene.

Poi gli uccelli già svegli sugli alberi della mia via, rientrando a casa, un ricordo tagliente, la faccia impassibile da pesce, riflessa nello retrovisore centrale. Gian dorme, almeno a quest’ora. e mi sento più svuotato che stanco perché non posso chiamarlo per citare chissà che film. Continua a leggere….

Altalena

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emotions

Roma piange una pioggia sporca, un caffè scolorito, su una mattina di traffico rassegnato.

Guardo gli operai, lavorano lenti come pachidermi, i loro mezzi pesanti, gialli, colorati di fango. La radio parla di elezioni ed io mi tiro su pensando all’autostrada, alla riga bianca che la separa, a km da fare: a prescindere sto bene, un bene estemporaneo.

Ora resisto sulla banchina, sto cercando fra i passeggeri chi non incontrerò, ho un libro polveroso, fra le mani, lo leggo a fatica nelle pause che mi prendo dall’indagare la vita dei passeggeri.

Lascio passare treni,  per gestire l’emozione di temporeggiare, aspettare. Resisto e stringo i pugni immaginando una grossa e lenta clessidra. Sorrido un po e mi sembro felice, mancando la mia fermata, per scelta. Continua a leggere….

Luci fioche

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lampione piazza bologna

 

Quando spense la luce della lampada sulla scrivania rimase un po’ al buio, in piedi accanto alla sedia vuota.

Una nuvola di fumo saporito gli cerchiò la testa mentre guardava fuori dalla finestra , mentre la luce itterica del lampione sull’altra sponda della strada addormentata vigilava su niente e su nessuno.

Sentì la sensazione di aver messo un punto al suo lavoro, di aver terminato finalmente qualcosa e che andare a casa, anche se svuotato come si sentiva da giorni, sarebbe stato meno doloroso ed in qualche modo meno impegnativo. Continua a leggere….

L’ultimo metro’

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Io passerei ore sulla  metro.

Da capolinea a capolinea,come facevo quando rimanevo seduto lì pomeriggi interi, lo facevo per studiare visto che a casa non ci riuscivo.

Da nord a sud, da oriente ad occidente di un micromondo infinitamente  complicato. Una città sotterranea fatta di persone, fatti e storie.
Ah,quanto materiale per scrivere ed inventare, quanto materiale trovato nei dettagli delle  mani, nello stato delle  scarpe dei viaggiatori, dai discorsi urlati al  telefono, dall’odore di questa o quello, dalla fretta per il  lavoro.
Passeggeri ma locomotori di preziosissime  storie.

Seduto,   appunto riempio note che mai trascriverò, che perderò fra qualche minuto. Io ci passerei i sabato pomeriggio, ma poi ricomincereste a dire che sono scemo ed allora faccio finta che non è vero, ok?

Salto la mia fermata e torno  indietro: la giostra di vita fra le  piu’  divertenti.

Massimo.

 

P.S. Ah, poi dopo vado pure al lavoro. Certe volte.
Certe altre invece il lavoro è quello lì, notare, annotare, scrivere, inventare. Se poi diventasse pure vendere…

 


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