Ago 28
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Yangon Swedagon Pagoda
Grande come parecchie delle metropoli del sud est asiatico contiene in se 3 città molto differenti fa loro.
- La downtown, quello che è riconosciuto come centro, almeno antico, si è sviluppata a partite dal fiume, verso le rive più asciutte, verso l’interno.
- La middle town di fatto gradualmente occidentalizzata a partire dal centro e fino ad arrivare al lago Kan Daw Gyi dove le strade si allargano, dove c’è spazio per un giardino zoologico, un parco e 3 fra i monumenti di maggiore interesse: Shwedagon Pagoda, Buddha sdraiato (Chaukhtatgyi Paya) e Buddha seduto (Ngahtatgyi Paya), distanti fra e centinaia di metri.
- Infine la upper town la cui zona nevralgica pare essere quella delle costruzioni sorte lungo le ricche rive del lago Inya dove appunto si trovano golf club, grattacieli e disgregati centri commerciali misti ad unità abitative medio grandi.
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Ago 28
MassimoViaggio, Viaggio in Myanar birmania, hindu, massimo soldini, myanmar, pasto indiano, quatar, racocnti di viaggio, tour myanmar, viaggio, viaggio in myanmar, yangon
Così dopo un sonno riparatore dell’ultimo periodo di lavoro e della cena siciliana di ieri sera che mi fa sentire felice, grasso ed in colpa, ci siamo svegliati poco prima della sveglia, ma senza il fastidio che poi ne nasce quando succede e ti tocca andare a lavoro.
Il solito zelo dei parcheggiatori mi sveglia subito dopo aver ripreso sonno, ascoltando il rumore dell’acqua della doccia. “Per le 6.40 sarò lì, ok”
Va tutto liscio: Roma è così svuotata che pare un campo da basket dopo una sconfitta. Stavolta lo zaino pesa perfino meno perché invecchiando porto meno cose anche se sono certo di aver dimenticato qualcosa e di aver potato qualcos’altro di inutile che mi riprometterò di non portare la prossima volta: la maglia blu, maniche lunghe, dell’Honda non so nemmeno più se mi va bene e l’ultima volta l’ho indossata è stato in Australia 2 anni fa, più per stizza verso me stesso che per bisogno; era davanti l’Uluru. Penso di averla indossata in tutto 4 volte ma di averla portata in ogni viaggio.
Lasciamo il bagaglio al drop off e lì la scoperta: non so se per qualche prova che ho fatto quando l’app della compagnia aera funzionava male o chissà che altro, fatto sta che io adesso quando viaggio ho sempre un pasto hindu. Di suo la scelta non è preoccupante né malaccio ma insomma non è voluta e considerata la cucina indiana, soprattuto a colazione, il fatto può essere pericoloso a livello digestivo.
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Ago 08
MassimoIntolleranza ed eventi di straordinaria incompetenza, Top 5 5 frasi da usare su facebook, degrado social netword, facebook, massimo soldini
Foto by
https://www.huffpost.com
Immancabili, irrinunciabili, risolutive, definitive.
Provateci, vedrete che ho ragione. Con queste 5 risposte potete passare le giornate su Facebook (ormai ha raggiunte derive umane mai raggiunte prima di ora).
5 brevi frasi per dirimere ogni dubbio, discussione, 5 frasi per risolvere tutto, terminare querelle, educare le bestie degradate.
- Ma ‘n ce rompe er cazzo!
Frase da usare per i grandi filosofi, i consigli di vita sempre forniti da chi in vita sua è arrivato massimo al bar all’angolo e simili casi tipo consigli su caldo, dieta ecc. Usabile anche per foto di mare e cruscotti con indicazione della temperatura, “aperitime”, “buongiorno mondo”, foto di pizza o pasta, foto di gatti e tanto altro.
- Ma li mortacci tua!
Frase da usare per ipocrisie varie, per banderuole di politica ed opinione.
- Sei una mignotta
Una frase che lascia intendere il caso d’uso: frasi poetiche abbinate a culi e tette, gente che si crede bella ed invece si rende ridicola), gente che fa mostra di sé fingendosi pudica o “felicemente sposata”
- E sti cazzi? (sottinteso, non ce li metti?)
Da usare sotto post nei quali la gente che si tagga in ospedale per attirare l’attenzione, gente che pubblica aggiornamenti inutili.
- Perché non te ne vai a lavorare?
Frase chirurgica da riservare a tutti quelli che ci riservano i migliori consigli per essere felici, non pensare a cosa negative come bollette da pagare, mutuo o lavoro. Guarda tu il caso: sta gente non lavora, è figlia di professionisti e sta li a dirci come si vive scrivendoci da ogn angolo del mondo dove è andato in vacanza con i soldi di mamma e papà.
Ago 06
MassimoBasket: storie ed appunti di pallacanestro corso fip, fip, istruttore giovanile, massimo soldini, racconti di pallacanestro
Giorno 1
Tutto mi ricorda molto il servizio di leva militare.
Si parte con gente della tua zona, della tua regione almeno: si arriva, c’è il processo della vestizione, della consegna di tutto il materiale insomma e la costante è che le taglie sono comunque tutte sballate. Poi ti tocca sistemare tutto nell’armadio, poi conosci meglio il compagno di camera che qui almeno è uno solo. Funziona tutto ad istruzioni impartite ed in qualche modo con uniformi da vestire. Si fa la coda in ordine alfabetico per tutto. Tutto. Si, è come in caserma, ne sono convinto.
Giorno 2
È sempre più servizio di leva. Ti svegli alle 6, mangi solo se sono arrivati tutti, mangi poco e male, lavori tutto il giorno ed appena hai 2 minuti cerchi di riposare o dormire.
I più anziani sono i più organizzati, ordinati e puntuali, si vede ad occhio e subito. Io sono fra loro, le nuove leve invece sono sciatte e disordinate.
Sorpresa! Il campo è a 4 km e noi siamo venuti in treno: avrebbero potuto avvisarci prima ma la federazione è così: del resto ci hanno chiesto le taglie per il vestiario e poi ce le hanno date tutte sbagliate.
“C” è un ex professionista ora “vecchiotto” anche per scelta. Ci insegna tutto, anche a pisciare.
Ma tutto questo secondo lui, ovvio, che è un uomo buono e generoso anche se a volte è troppo convinto d’avere in tasca tutta la verità. Ha avuto operazioni a tendine di Achille e legamenti, è alto più di 2 m e nel letto non c’entro nemmeno io; penso a come lui non riesca a dormire. È buono e da consigli a tutti ma alla fine nonostante il rispetto dei formatori per lui, a tratti, più che meno preparato di noi pare meno avvezzo a tutte quelle pratiche e fissazioni che invece sono richieste dalla federazione (Che si atteggia sempre più ad una setta).
La strada per il campo è assolata e deserta, resiste solo una prostituta sempre intenta a mettersi su la crema protettiva. Sulla strada del ritorno, alla sera, noto che di sfondo alla strada appena riasfaltata c’è un mostruoso agglomerato di case popolari, proprio lì appena lasciato il palazzetto che è di serie A e ci gioca Brindisi, ma che dal vero è deludente come la cucina di questo posto: quando arrivi ti ammalia con la piscina ed il verde che sono entrambi più piccoli, e di molto, di quello che si era visto in foto sul sito web.
Nel silenzio dei pochi minuti di pausa dopo pranzo, preparando il piano allenamenti, Jacopo dall’altra stanza, parla a voce alta dell’assoluta necessità di inclusione del prosciutto cotto nell’insalata di riso che abbiamo appena mangiato. Seguono bestemmie in dialetto viterbese.
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Giu 27
MassimoMusica, libri, foto, film bad seeds, Boatsman’s call, boat’s man call, brahma, concept album, henry lee, Into my arms, kylie minogue, let the love in, massimo soldini, murder ballads, nick cave, nick cave and the bad seeds, Nickcave.it, p.j. Harvey, shiva, the boatman's call, trilogia, trimurti, visnu, where wild roses grow
Cave,
Grotta, caverna.
Nomen omen avrebbe scritto qualcuno.
I suoni delle sue canzoni, delle sue opere, sono infatti cavernosi, a tratti gutturali, cupi, troppo semplicemente tristi secondo molti.
Così Nick Cave rimane confinato in un alone di semi notorietà almeno qui in Italia: australiano, classe 1957, famoso ed apprezzato altrove, considerato appunto troppo cupo per la nostra cultura musicale a tratti troppo impegnata con scolastiche rime baciate.
Discografia complessa ed evoluta, ancora in corso, grazie a Dio, composta di album piuttosto diversi fra loro per genere e concetti, per testi e citazioni.
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