Se vai al mare chiamami

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gloucester beach - Hopper

 

Così arrivava l’estate e con lei la noia vera dei giorni lontani da scuola, lontani dalla bellissima e vitale routine.

Oggi capisco mio padre.

Mi svegliava presto per partire ed io dalla sera prima ero un misto fra eccitato e rassegnato. Fare qualcosa con mio padre mi risvegliava dal torpore di quei giorni di niente, dalla canicola dell’estate avanzata e Roma svuotata, dal cortile disabitato dalle grida degli altri bambini. Così con gli occhi a fessura salivo in macchina e parlavo poco fra sonno e certezza che mio padre avrebbe voluto parlare poco. Mare verso nord, Fregene, Ladispoli, per abitudine di mille anni prima, di mio padre da giovane.

Per me il mare faceva il paio con una ciambella fritta, bella grossa quando ancora il bar era vuoto, il mare tranquillo, la spiaggia deserta. Parcheggiavamo lontano perché mio padre s’era già sforzato a portarmi lì, a fare km, a non dormire e cercar posto vicino al mare, girare, rigirare, no, non era il caso. Mi ricordo gli aghi di pino che pungevano dentro le ciabattine già indossate con vergogna da casa, il tragitto sui marciapiedi dal posteggio in strada fino al bar per la ciambella; poi in spiaggia col fastidio della sabbia fra le dita. Continua a leggere….

Un poco piove e un poco il sole

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Le scaglie di mare illuminate a tratti occhieggiano da lontano mentre dal piccolo balcone indago i pochi sulla battigia.

Improvvisati pescatori, piccole grida di bimbi eccitati coprono la breve distanza, riempiono il vuoto del fondo del  vortice di quello che penso.
C’è un’aria umida che soffia costante e colpisce i muri scalcinandoli un po’, costringendo tutti ad una manutenzione mai del tutto eseguita così che l’aria sia opportunamente trasandata, così che mi ricordi un certo senso di lasciar correre che avevo visto solo in Malesia. Ieri sera ho sentito odore di pizza, di farina bruciacchiata sul fondo di un forno a legna e m’è venuta in mente un’estate quando avevo fretta di diventare grande e giravo in bicicletta in una Sicilia che poi m’avrebbe appassionato. Ho camminato sotto il sole per qualche centinaio di metri ripensando proprio a quel pedalare costante, a quelle estati da solo con gli zii, a quel senso si vuoto e di sufficienza, a quelle chiamate alla sera “si papà, sto bene, mi diverto”, al fatto che poi non era vero. Piccole onde si rigonfiano su sé stesse creando una schiuma timida. Qui mi pare che il mare non se la senta del tutto, che abbia capito d’essere stato circondato da un’urbanizzazione approssimativa e temporanea, non regolare, come infatti dev’essere successo attorno alla metà degli anni 70.

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Ciambella!

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ciambella

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Non mi fido dei bar che non vendono ciambelle ! Posso essere finite, si, ma non concepisco i bar che non le vendono adducendo spiegazioni assurde tipo che essendo fritte sono poco richieste o che sono troppo grandi e nessuno le mangerebbe a colazione: è proprio quello il bello!

La regola è che se vai a fare colazione al bar e c’è una ciambella, non importa quanto tu abbia già mangiato né la tua linea, devi prenderla. Continua a leggere….


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