Crescere

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Sono cresciuto veloce come il mais di Melfi, alto e bello, dice mia madre, ma pure un po storto, vi dico io.
Così ogni mattina passando veloci con l’auto per la contrada di Melfi mi godo le piante di mais e mi piace vedere che da un giorno all’altro crescono fino a coprire la visuale, che si può percepire il cambiamento, che dev’essere meraviglioso, per chi quelle piante le ha seminate, vedere il progresso così veloce, ogni mattina.
Panciuti uomini, incanutiti il più delle volte, dal bordo della strada guardano infatti compiaciuti verso la loro piantagione: lance d’acqua innaffiano a centinaia di metri e tutto mi scorre veloce come se avessi premuto ffwd da qualche parte. I colori si striano lungo i finestrini dell’auto, guardando di lato, così che se faccio resistenza al cambiamento cercando di guardare di lato oltre a schiantarmi perché non vedo la strada perdo anche il gusto di quello che invece avrei voluto continuare a guardare: il mais che cresce veloce e che un po’ sa della metafora della mia vita che sono cresciuto veloce per natura e per scelta. Continua a leggere….

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La notizia mi ha raggiunto mentre ero con le mani sporche di grasso, intento nel niente di un pomeriggio di ferie.

Prendere ferie per niente di serio la dice lunga. Potrei non scrivere oltre.

Con mezzo sigaro toscano in bocca e la barba invasa dall’odore acre del fumo operavo la vespa per l’ennesima volta, senza successo.

Succhiare aria dalla cannuccia delle manifatture di Lucca, stringere un bullone, fantasticare sul prossimo giro in vespa e sul prossimo viaggio sembrava l’apoteosi dell’aspettativa di vita.

Stefano ha chiamato: è nata la figlia. Lo dico ora, anche se la notizia è di giorni fa.

Dopo Lorenzo, Giorgia.
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