Altalena

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emotions

Roma piange una pioggia sporca, un caffè scolorito, su una mattina di traffico rassegnato.

Guardo gli operai, lavorano lenti come pachidermi, i loro mezzi pesanti, gialli, colorati di fango. La radio parla di elezioni ed io mi tiro su pensando all’autostrada, alla riga bianca che la separa, a km da fare: a prescindere sto bene, un bene estemporaneo.

Ora resisto sulla banchina, sto cercando fra i passeggeri chi non incontrerò, ho un libro polveroso, fra le mani, lo leggo a fatica nelle pause che mi prendo dall’indagare la vita dei passeggeri.

Lascio passare treni,  per gestire l’emozione di temporeggiare, aspettare. Resisto e stringo i pugni immaginando una grossa e lenta clessidra. Sorrido un po e mi sembro felice, mancando la mia fermata, per scelta. Continua a leggere….

Gocce grasse

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Una goccia grassa e lenta, una goccia di un serie pronta a cadere senza un chiaro ritmo, scandisce un tempo invivibile.

I condizionatori piagnucolano umidità lungo la strada che dall’ufficio porta alla mia fermata del metrò oppure alla baguetteria.

Un’umidità sottratta ad uffici immobili nel centro di Roma, a stanze fatte di frasi fatte tipo quelle dei tg estivi che continuano ad esortare gli anziani ed i bambini a non uscire di casa causa caldo.
“andate nei centri commerciali”, dicono più o meno dagli anni 90, “bevete acqua e mangiate leggero”.

A metà fra esortazioni allo shopping e rimedi della nonna.

Invece credo sarebbe più semplice non dire nulla e vivere normalmente, adeguandosi, come il condizionatore x che si adegua piagnucolando umidità, svogliatamente. Continua a leggere….


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