L’ultimo metro’

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Io passerei ore sulla  metro.

Da capolinea a capolinea,come facevo quando rimanevo seduto lì pomeriggi interi, lo facevo per studiare visto che a casa non ci riuscivo.

Da nord a sud, da oriente ad occidente di un micromondo infinitamente  complicato. Una città sotterranea fatta di persone, fatti e storie.
Ah,quanto materiale per scrivere ed inventare, quanto materiale trovato nei dettagli delle  mani, nello stato delle  scarpe dei viaggiatori, dai discorsi urlati al  telefono, dall’odore di questa o quello, dalla fretta per il  lavoro.
Passeggeri ma locomotori di preziosissime  storie.

Seduto,   appunto riempio note che mai trascriverò, che perderò fra qualche minuto. Io ci passerei i sabato pomeriggio, ma poi ricomincereste a dire che sono scemo ed allora faccio finta che non è vero, ok?

Salto la mia fermata e torno  indietro: la giostra di vita fra le  piu’  divertenti.

Massimo.

 

P.S. Ah, poi dopo vado pure al lavoro. Certe volte.
Certe altre invece il lavoro è quello lì, notare, annotare, scrivere, inventare. Se poi diventasse pure vendere…

 

Da Roma a Caponord e ritorno. Forse

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..già, perché successe lo stesso con l’Asia.

Una va, ma mica è detto che torni. O meglio, si torna, ma talmente cambiati che è come non essere mai tornati.

Aspettando un’occasione per migliorare viaggiando oggi, per scrivere, rubo nelle mie stesse tasche.

 

Lanciando la moto, nell’ultimo tratto in discesa,quando era possibile vedere solo cielo, mare, contrasto di neve, ed in lontananza le case del villaggio, ho allargato le braccia come per volare, lasciando che la moto andasse da se.

Un urlo fortissimo e liberatorio, poi ho chiuso gli occhi.

In quell’attimo di buio solitario, nella luce del sole delle 24, ho riscoperto la certezza che il viaggio più bello è sempre e comunque quello di ritorno a casa.

 

Massimo (www.romacaputnord.it)

Labbra

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E’ lì , sulla linea decisa della curva delle tue labbra, sul quel colore perfetto che sbarra il sapore della tua bocca.

E’ lì che avrei speso stanotte.

Auguri papà

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19 marzo xxxx

Ogni anno la stessa storia, lo stesso percolato di sensazioni, la stessa gente, chiusa in pasticceria, perché “come fai a non comperare i bignè” ?

Da qualche anno 19 marzo, senza mio padre, ma non è questo il punto, almeno stavolta.

Mi risuona chiarissima, nella cassa di risonanza della mia testa ancora troppo vuota, una canzone
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I bicchieri del caos

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“allora, se lei guarda bene l’orologia, lei troverà un segno che il tempo, i bicchieri nell’infinito, perché non stanno messi in ordine?

Perché nel caoss ss , segno il  tempo nell’infinito, nel caos”

Credo che il succo di tutto sia racchiuso in questa splendida frase.

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