Chodafà !

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pultroppo

Lavoro alla bozza de “La madre di Normann”, un racconto che però stenta a pendere forma. Lavoro tanto, in ufficio e sui campi da basket, dove purtroppo di recente arranchiamo.

Così, poco tempo per il blog perché, detto di corsa, ho da fare, alla romana, c’ho da fà! Continua a leggere….

Top 5: le 5 cose che vorrei fare quando piove e poi sta per arrivare il Natale

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babbo-natale-impiccato

E’ un  inizio settimana e l’incubo del Natale col finto buonismo, il traffico e quell’alone fra malinconia e tristezza mi sembra  abbia già invaso la capitale.

Stamattina traffico, immotivato, allagato da una normalissima pioggia che la radio continua a definire come “bomba d’acqua” e che io continuo a vedere simile a mille altre piogge.

Fatto sta che c’è traffico, troppo, che la gente è maleducata, che il Natale poi arriva e che te lo annunciano quelle sbiadite coccarde che i negozianti svogliati tirano fuori ogni anno. Si quelle che tirano fuori qualche giorno  prima di montare la moquette rossa, lì sulle vie dei negozi, quella che poi diventa nera e putrida dai passi della gente e, appunto, dalla pioggia. Continua a leggere….

Quando poi, alla stazione.

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binari nebbia

Quando poi certi alberi magri se ne stanno intirizziti nella nebbia di prima mattina e quelle strade sono un po vuote con gli indirizzi snc che mi ricordano la via Emilia oppure certi posti dell’Olanda, allora si, mi sembra che tutto abbia un senso e che abbia un sapore più semplice ed autentico.

Ci penso in genere quando sono appena arrivato, quando i binari sono freddi, a prima sera, ed i pendolari rientrano a testa bassa un po’ stanchi. Ci penso al meglio se fa quel freddo di inizio novembre, quando l’inverno è ancora indeciso, quando scendendo dal treno sembra ci sia un’aria più pulita e sottile: un freddo più bello ed una strana soddisfazione allacciandosi la giacca fin su sotto il bavero.
Continua a leggere….

Scirocco

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rosa dei venti

Ieri la sera m’è caduta in testa come un libro mal riposto nello scaffale.

La prima sera, qui a Roma, pare un quadro dipinto di fretta, leggermente sfocato; si può vedere facilmente la scia rossastra che lasciano le luci delle auto che si affettano sulle strade.

E soffia a strattoni un vento sconclusionato, caldo e fastidioso: mi agita.  Mi sono ricordato che in Volver, film di Almodovar, dove c’è un personaggio che afferma che il vento faccia impazzire le persone. Forse è vero, spettina i pensieri, compresi i miei. Continua a leggere….

Chissà perché, anzi, poi, lo so.

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camino

Il fuoco crepitava e sul tuo viso c’ho visto le fiamme che col fuoco non c’entravano niente. La fuori c’era un freddo infame ed un vento che tagliava le orecchie.

Ma noi c’eravamo rifugiati dopo l’ultimo sole, preso lì sul marciapiede, abbarbicati sotto la collinetta mutilata dai lavori delle costruzioni. E la cena sapeva di sapore ed ogni gesto di famiglia ed abitudine. Io c’ero e tu con me.
Le castagne ed una serata che pareva di cento anni fa, di un presente bello e d’un futuro che non credevamo potesse promettersi. Continua a leggere….

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