Casual blue friday

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Casual-Friday

Se avessi seguito il casual friday questa settimana sarei stato perfetto visto che ho scelto un umore blu che poi, inconsapevolmente, è abbinato a cintura e scarpe dello stesso colore.  Una specie di ulteriore tradizione ereditata che poi mi urta il sistema nervoso, più che altro per quelli che dicono di seguirla sentendosi alternativi.
Mi vesto da me, comunque vada, e siccome non soffro a farlo durante la settimana, non soffro manco di venerdì, e poi il mio è un gran costume, “il mio clown”.

“Opinioni di un clown”, libro che è rimasto sul mio comodino per tanto tempo, incompiuta lettura, a tratti piacevole a parte scorrevole come un cubo senza manici da trascinare sulla spiaggia. Continua a leggere….

Disgusto

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Nonostante mi sforzi di giustificarli non riesco a comprenderli e meno che mai, quindi, a giustificarli.

Coerenza e prima ancora logica: ma non per loro.
Sono circondato: almeno in numero hanno vinto.

Criticano la politica e fanno del qualunquismo la loro ragione unica di vita, il topos del chicchiericcio da spiaggia,  da fila all’ufficio postale: accusano di ruberia, di aver sottratto all’Italia un benessere ed uno stato di cose che ora non c’è più, un benessere percepito in termini di fratellanza, giustizia, meritocrazia.
“Tutti a casa sti politici”

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Tornei, sabati. 

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Sono le 4.30, il parcheggio è vuoto ed una sigaretta, fumata a bocca asciutta, mi penzola dalle labbra. 

Birra e gelato. Poi birra. I panini salsiccia e peroni, i gelati ad 1 euro per attrarre persone che poi non li comprano davvero, un basket proletario semplice e disperato.

La palestra piena di gente, il vociare di chi è là fuori, i gridolini di chi non ha mai visto nemmeno un canestro, figuriamoci tutte queste partite in una sola notte.

Chi non ci sta a perdere, qualche gomitata, i non arbitri, le partite vere che mi mancano e che appena parte la musica del riscaldamento mi fanno sentire bene.

Poi gli uccelli già svegli sugli alberi della mia via, rientrando a casa, un ricordo tagliente, la faccia impassibile da pesce, riflessa nello retrovisore centrale. Gian dorme, almeno a quest’ora. e mi sento più svuotato che stanco perché non posso chiamarlo per citare chissà che film. Continua a leggere….

Mentre tutto

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Mentre tutto si muove veloce fuori dalla mia stanza d’ufficio, rimango chiuso fino a che il lavoro non rallenta.

Giorni di lavoro piuttosto veloci ed interminabili, uscendo anche dopo le 21, sabati al pc e gente che dovrebbe sapere ma non sa, che finge di sapere, che addossa errori.

Così aspetto che la banca mi faccia sapere, che si risolvano i problemi sui server, che il software funzioni, che arrivi l’orario, che passi il mio treno. Il campionato è finito e rallento con qualche amichevole da gestire col nuovo pennarello nero, scaramanzia unica via, anche se poi tutto finisce senza successo.

Scrivo un po, leggo di meno, progetto quel viaggio per ora ancora non delineato del tutto ma comunque epico, uno di quelli saporiti che ti tiene sveglio di notte e ti inchioda a fantasticare ricordando i viaggi passati, quelle che speri essere nuove avventure o almeno nuove strade nelle quali perdersi. Continua a leggere….

Cortili

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Roma è cortili popolari, palazzoni e ragazzini che ci giocano.
Roma marciapiedi, è donne che parlano, gridando, da una finestra all’altra. Roma è una porta di calcio disegnata su un muro scalcinato, giocare finché  dal balcone non ti gridano “daje che è pronto !” Continua a leggere….

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