Luna calda

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luna gialla

Quando sbucò fuori dalla piccola rampa ricurva del GRA affilò lo sguardo come per ficcarsi nella linea dell’orizzonte.
Aveva lanciato la piccola macchina accelerando fino a sentirla sfiatata, vecchia com’era ma pur sempre fidata.

D’un tratto sollevò il piede, mollo il gas, rilasciò i muscoli del polpaccio e si sentì d’aver fatto una grande scoperta, di aver voglia di sgranare gli occhi e prendersi tutta la calma necessaria.
Era un’astronauta perfetta: un’esploratrice di una dimensione, quella del GRA, così vuota ed ignota a quell’ora di notte, così strana e disabitata da sembrare una superficie ignota e lontana. Continua a leggere….

Vento caldo – ritorno a Reggio Calabria-

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Ruota panoramica Reggio Calabria
Uno scirocco caldissimo è venuto ad infastidirci. 

La auto sbrodolate dalla sabbia umidiccia hanno uno sguardo triste. 

Sono tornato a Reggio Calabria e l’ho capita di più, dopo mesi, facendo di meno, camminando un po’. 

Lo scirocco è una bella donna: ti innervosisce, ti fa strizzare gli occhi, ti ammutolisce costringendoti appunto a serrare la bocca impaurito dalla sabbia, è un vento che scompiglia, confonde, ti svanisce, ti fa voltare, cercare una direzione, che stordisce, imbambola appunto. 

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Forget me not

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Reggio Calabria, verso il mare da via 2 settebre

Forget me not

Stamattina ho piantato il mozzicone della matita.

Si, una di quelle matite che nel retro hanno una capsula con dei semi e che appunto puoi piantare quando la matita è a fine vita.

Quel concetto di fine/inizio mi aveva conquistato subito.

Così ho scritto per mesi, appuntato ed appuntito, disegnato male continuando comunque a ripetermi che non era provvisorio, che seppure il tratto della matita può essere cancellato esistono cose, fatti, idee, promesse che invece rimangono. La matita ha un fascino che la penna indelebile non ha. Continua a leggere….

Allenare

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Stazione di San Miniato, Fucecchio

Il treno si era disteso al binario della piccola stazione proprio mentre un raggio di sole andava sbucando, abbassandosi, dietro i grossi cespugli li di fronte.

Vecchie imposte di legno sulle quali campeggiava una scritta rossa, risanata di recente ma proveniente da qualche decennio indietro, da decenni in cui il paese, ma intendo l’Italia, andava ad una velocità differente, ad un ritmo lento ed attento per capirci meglio. Continua a leggere….

Alghero

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Una vecchia canzone parlava di Alghero, in compagnia di uno straniero.
Credo fosse Giuni Russo, con il taglio di capelli innovativo, con un concetto di rottura, una voce potente ma femminile.

Alghero per me invece lavoro dopo aver tagliato la Sardegna tutta in 24 ore fra Cagliari, Oristano, Sassari e poi finalmente Alghero, al riparo dal ritmo forsennato di lavoro, dai tanti incontri, dalle strette di mano e chiacchiere, dai sorrisi di opportunismo e dalle rassicurazioni che poi si trasformano sempre in qualcosa da fare, per me.

Alghero ha l’aspetto e l’atmosfera di un posto di frontiera, il sapore di una mistura importante: si parla il catalano, segno che l’influenza spagnola, la catalogna, Barcellona, sono in qualche modo ancora presenti. Continua a leggere….

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