Melbourne e la Great Ocean Road

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Salutiamo il red centre con la malinconica sensazione che sarebbe stato bello girovagare qualche giorno in più, esplorare la terra rossa e capire quelle dinamiche controverse delle piccole città come Alice Springs dove tutto sembra lento ed annoiato pur restando organizzato ed efficiente.  Mi chiedo quali opportunità possa offrire un posto del genere, piccolo e vivace per il solo riflesso dei parchi ai quali si offre come armeria, avamposto, come centro di vestizione ed appovvigionamento nemmeno fosse una caserma appena prima del fronte. Tutto sommato li si ha la sensazione di tranquillità e sicurezza, si percepisce che la gente ama rispettare le regole e che l’ordine pubblico è mantenuto da un polizia presente ma invisibile, più impegnata in operazioni di facciata come vigilare i negozi di liquori piuttosto che in strada per traffico o crimine. Non mi è chiaro cosa la gente faccia, in cosa sia occupata, se lavori oppure meno: le strade suono vuote ad ogni ora le poche persone in  giro rappresentamo ogni fascia di età per cui non è dato capire chi lavori, chi sia in giro in ferie, chi sia in pausa ecc. Temo che lì si possa lavorare solo nel meccanismo del turismo in senso lato e che il resto sia una scarsa offerta se non per dignitosi lavori di inservienti, camerieri e spazzini che pure paiono puliti e soddisfatti senza avere quell’aria nauseata che un lavoro manuale del genere regala da noi in patria. Continua a leggere….

Uluru e Kings Canyon

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Uluru

Così, con la macchina carica, siamo partiti che ancora Alice Springs se ne stava come una tartaruga, per affari suoi. Qui dai motel escono macchine cariche di attrezzature per campeggio e si vede dai finestrini che provviste, attrezzi, panni e tendaggi strabordano per quel bellissimo eccesso di organizzazione che colpisce chiunque deve confrontarsi con l’andare fuori casa per qualche giorno, soprattutto se all’avventura, campeggiando, dormendo all’aperto. La direttrice è ancora una volta la Stuart highway e la mappa del centro informazioni turistiche è più che sufficiente visto che da qui si diramano un numero di strade che si conta con una mano: basta solo tenere presente che alcune, ma potrete scoprirlo dai cartelli stradali stessi, sono sterrate per più di 100 km così che le scelte siano più o meno obbligate così come le destinazioni.  Continua a leggere….

Katherine, Mataranka, Tennant Creek, Alice Springs

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Stuart highway

Così lungo la Stuart c’è poco da fare, tanto da pensare, quasi nulla da scegliere fatta eccezione per un sonno ed un pasto nelle road house oppure dormire nei piccoli centri abitati (definirli città mi pare davvero troppo).

Piccoli centri dove troverete al massimo 2 supermarket, un Thirsty Camel ossia un negozio che vende alcolici di ogni genere che non sono venduti in nessun altro negozio, una pompa di benzina. Ora, sul tema alcolici e fumo potremmo parlare ore: dal 2002 è in corso una serissima campagna contro il fumo per effetto della quale le sigarette costano 30 dollari al pacchetto. Anche sforzandovi di comprarle non sapreste dove fumarle: molti spazi, compresi quelli all’aperto, sono spazi dove è vietato fumare ed i negozi che vendono tabacco sono più che rari.

Di contro gli alcolici si trovano, sempre mezzi nascosti, in negozi limitrofi ai supermarket dove per facciata si vendono bevande aromatizzate, derivati della frutta ed altre idiozie ipercaloriche da bere: i negozi thirsty camel, cammello assetato, vendono alcolici a prezzo piuttosto basso nonostante arrivando in Australia mi avessero colpito i tanti che in aeroporto comperavano bottiglie convincendomi che in città costassero molto. Quello che aumenta l’alone di mistero è la presenza di guardie non semplicemente armate ma in una tenuta quasi da antisommossa che include casco, teaser, pistola e manganello. Suvvia, volevo 4 birre!

La desolazione della statale assume proporzioni epiche quando si trovano della piazzole con grsndissime antenne utili a concentrare il segnale per telefono cellulare altrimenti irraggiungibile per oltre 200 km:posizionando il cellulare su un apposito supporto in ferro verso cui è diretta l’antenna si riesce a fare una telefonata allo 000, numero di emergenza, parlando però in viva voce per non spostare il cellulare dall’esatto punto di concentrazione del segnale  IMG_2974

 

Così a causa della noia guidando sulla Stuart occorre fissare delle tappe per imporsi un ritmo da tenere lungo il monotono viaggio: oltre alla roadhouse utili per le soste brevi e brevissime, per la notte  scegliete i centri più grandi, se non altro per avere alternative rispetto ai posti dove dormire visto che i prezzi non sono affatto ecomomici. In breve le nostre tappe e qualche informazione succulenta:

Katherine: davvero è uno dei centri più grandi che incontreremo? Motel, tutto chiuso alle 17:il tipo alla reception che vanta uno strampalato ragazzo italiano in cucina ci propone escursioni in elicottero. Rifiutiamo per il prezzo, per lo scarso senso che il tutto avrebbe. Cose da fare: un bagno nelle terme ( in ristrutturazione), gratis, pubbliche: piccole piscine di acqua calda a circa 25° dove sollazzarsi dopo una giornata di guida. Va chiarito che le fantomatiche terme sono in realtà una sottile striscia di acqua in un parco cittadino e che lo spazio per nuotare è veramente poco. Diciamo che si può agevolmente fare la bustina da the immergendosi. Spettacolare la cena in un club omonimo (katherine club) al quale bisogna iscriversi per entrare: un club di età media 65 anni, una sala bingo ed un ristorante abbastanza valido nel quale servono la cena al ritmo della musica dal vivo offerta da due attempate ragazzottesovrappeso  impegnate nella musica country.

Mataranka: posto ai confini della ragione, a metà fra stereotipo americano texano e mr crocodile dundee. Abbiamo dormito in un “non so bene cosa” che includeva motel, campeggio, terme, ristorante, bar. Un posto nel nulla dove la cena è servita dalle 17 alle 20 e dove dalle 18.30 inizia un concerto rock, blues, country con un trio il cui frontman era un anziano sovrappeso che vestiva una maglia da motocross e delle ciabatte. Impossibile non comperare un loro cd anche in considerazione del fatto che spesso il concerto veniva interrotto proprio per vendere un cd ed autografarlo (il nostro non lo è però). Il “posto” offre camere discrete ma vecchissime , stile motel, pavoni in libertà, possibilità di noleggiare una canoa senza sapere dove usarla visto che non ci sono fiumi, di iscriversi alla gara di pesca di barramundi ( un pesce che ho visto solo fritto accanto alle patatine), ed alla gara di schiocco di frusta: special guest uno che è recordman in tema. Se preferiste c’è opzione piazzola camper con e senza elettricità oppure campeggio che sconsiglio causa animali…. Nel parco integrato in questo posto ci sono delle terme di acqua calda piuttosto valide, gratis e che in realtà non fanno parte del posto che offre alloggi: gratis, calde, abbastanza spaziose considerata la scarsa popolazione del posto. Insomma sosta validissima! Peccato solo rospi, lucertole ed un serpente di oltre 2 m che se ne stava attorcicliato a pochi metri dalle “piscine”!  Rilassarsi all’ombra delle palme nuotando in acqua calda e poi correre via fra coccodrilli e serpenti è un contrasto memorabile.

Tennant creek: eh, che vi racconto? Un posto tipo scalo tecnico: fate benzina, dormite, cenate forse in un pub o similari. Forse meglio una roadhouse ma sicuramente più costosa. Insomma un posto anonimo eh.  La sosta in giornata invece al Daly Waters pub, del 1930, mi aveva fatto sperare in simili ambientazioni fra pionieri, corsa all’oro ed esploratori di una terra tutta nuova. Qui più o memo siamo al confine fra nord e sud, all’ingresso del grande centro.

Alice spring: eccola, finalmente, la nostra meta dopo tanto guidare verso sud. Centro grande, suo serio, fatto di casette basse, mille motel e tanti posti dove organizzarsi le escursioni verso Uluru e Kings canyon, attrazione della quale ci hanno parlato le persone conosciute durante il tour nel Kakadu. Qui si può dormire a buon mercato, fare scorte di cibo ed acqua, prendere preziose informazioni sulle escursioni e comperare materiale tipo sacchi a pelo, materassini e tenda nel caso siate realmente squilibrati tipo noi e nel caso rifiutiate l’idea di spendere le centinaia di dolllari che richiedono per dormire nelle vicinanze di Uluru. Avendo la macchina per qualche altro giorno abbiamo deciso di tentare l’impresa e di campeggiare lì così da goderci alba e tramonto pur temendo il freddo del deserto in piena notte. Per il resto : dormiamo in un motel con una vecchia che sfodera consigli gridando: “don’t forget the food” rimarrà una frase storica per la violenza ed il volume con la quale parlamdoci dell’Uluru ce la ha gridata in faccia. Ah, non fate la cazzata di visitare il parco del deserto qui in città: costoso e noioso offre qualche gabbia con animali, qualche show con i rapaci e poco altro.

Insomma domani altra avventura: km im auto, poi campeggio. Siamo carichi ed abbastanza riposati, pieni di  scorte di cibo ed acqua, di materiale da campeggio e di qualche dubbio circa le rigide temperature notturne nonché degli animali che potrebbero infastidirci di notte. Cose da non dimenticare oltre al cibo ricordato a gran volume dalla vecchia: una rete anti insetti per la testa. Durante il giorno infatti soprattutto le mosche tendono ad entrare nel naso ed in bocca oppure a posarsi sugli occhi: meglio indossarla camminando nel parco per evitare spiacevoli spuntini e di diventare pazzi dal fastidio del continuo dover scacciare insetti.

Oggi abbiamo passato il tropico del capricorno: come tutti i confini, le linee geospaziali, le orbite, i limiti astronomici ecc, anche questo ha il suo fascino estremo perché ti costringe a confrontarti con l’idea della distanza da casa, con il ricordo dei segni sulle cartine delle scuole media e con l’immagine che ci si era fatti sia all’epoca che poco prima di arrivare qui: che ci sarà lì in quel punto?

Tropico del capricorno

Immaginate la dissociazione che mi ha assalito quando arrivato sul posto ho visto un piccolo monumento a testimonianza delle coordinate geografiche e due immensi bagni chimici con un tipo che, con tanto di cuffie nelle orecchie, era intento nella pulizia e nelle riparazione del sistema chimico dei bagni stessi. Una scena grottesca e desolante. Sull’esatta linea del tropico del capricorno ci sono due bagni chimici. 

Stuart highway, attaverso l’Outback, la terra rossa

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Quella che da Darwin scende fin giù fino a Port Augusta è una lingua di asfalto sporca della terra rossa tipica dell’outback australiano. Scura e rossastra la Stuart highway attraversa il paese da capo a piedi proprio come fosse l’arteria di un corpo da tenere in vita.  Continua a leggere….

Kakadu park

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Kakadu,paesaggio

Adam ci appare salvifico nell’assurdo marasma della reception del nostro ostello. Sono le 6.30 del mattino e Darwin dorme ancora mentre giovani che si atteggiano a viaggiatori entrano ed escono dalle piccole porte scorrevoli. La reception è aperta h24 e le ore di sonno degli ospiti sono intervallate da feste in piscina, rincorse nei corridoi e da,tutte quelle dinamiche tipiche di un ostello e dei dormitori: fra l’odore del bucato surriscaldato dalle asciugatrici impazzite, vapori di scarpe ormai esauste, segni di scarsa cura di sé e di una cucina di sopravvivenza girovagano giovani fra i quali alcuni odiosi viziatelli in viaggio premio, per non si sa per cosa, con i soldi di famiglia.
Noi dall’alto della privacy della nostra camera privata li guardiamo volutamente con una superiorità quasi educativa. Continua a leggere….

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