La Cina è meno lontana

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La Cina dell’immaginario collettivo è la grande muraglia cinese, è il devoto esercito di terracotta, è l’insieme imperscrutabile delle dinastie dai nomi che se pronunciati sembrano il suono di una molla sgangherata.

La Cina è il paese delle bici, di operai meravigliosamente dediti, dei regimi totalitari, dello spirito di abnegazione, di fabbriche e vecchie stirerie, di caldo e vecchie fumerie d’oppio. La Cina per quasi tutti noi italiani è dei film oppure al massimo quella dei negozi economici qui a Roma, in piazza Vittorio.

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E di Empoli

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E di Empoli

Che cos’altro avrei potuto aspettarmi da una cittadella conosciuta solo per lo spelling?

Infatti c’è quell’alone di depressione ed ordine della provincia italiana, quel bello misto a vuoto che non sai più se desiderare il disordine di Roma e quella vita che già sai rifuggiresti.

Sono quasi le 21 e la giornata ha l’aria d’essere finita da un bel po se non per i 4 immigrati che scorrazzano vicino alla stazione alimentando pregiudizi. E’ tutto chiuso e silenzioso così che l’hotel sia il primo ed unico rifugio e sarà l’unico aspetto degno di nota della trasferta stessa.

E di Empoli, niente di più: una decantata osteria che di vecchio non ha nulla se non nuovi oggetti di gusto retrò, una cucina di altisonanti piatti in menu che però corrispondono ad anemiche pastasciutte e per lo più normalissimi piatti tipo cotoletta panata e, reggetevi forte, un antipasto di burro ed alici da prepararsi da soli su crostini di pane bruciacchiato su fornello a gas (fidatevi, è così, lo so perché mia nonna li preparava così e riconosco il gusto fra mille).

Un bimbetto irrequieto che la madre fatica a tenere a bada, un esercito di gente in cucina, una tavolata di colleghe di ufficio ed un omosessuale molesto che continua a riempire il locale dei suoi urletti forzati, una musica approssimativa e scorrelata, un tempo interminabile nel quale apprezzare la focaccia scura nel cestino del pane, quello si, arrivato per tempo.

Acqua e vino. Vuole due bicchieri? Che domanda sarebbe? Ho il visto di uno che mescola tutto? Ecco questo è il livello di quel ristorante. E di Empoli, che potevo aspettarmi?

L’hotel è su 3 piani di un palazzetto storico, nessun ascensore, pulito da sembrare asettico, aperto ieri, mentre sono più di 3 anni o almeno così mi dice la tipa che mi consegna la chiave. Tutto in legno, tutto dipinto di bianco che pare di quelle case di mare a metà fra appartamento e barca; tutto molto moderno, tutto molto pulito, tutto abbastanza funzionale. Continua a leggere….

Blue mountains

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Le montagne blue non sono blue così come i 12 apostoli non sono in realtà 12: i veri romanzi stanno scritti nelle guide turistiche, ne sono ormai certo. Il mostro che dentro ci ha divorato nella lenta Sydney ci ha spinto a lasciarla in fretta per via di quelle riflessioni che giorni fa abbiamo fatto bevendo un caffè, rifiatando dai tanti km camminati, a riguardo di città e costruzione di queste, di “urbanistica” e vivibilità. 

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Sydney: in trappola

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Mio caro Bro, sono a Sydney “intrappolato” in una città che non sento mia e che non mi appassiona poi molto.Così come ero fuggito da Melbourne che pure preferisco a questa zona, domani farò da qui: siamo diretti verso certe montagne che qui chiamano blu per via del colore che gli alberi di eucalipto gli darebbero in certe ore del giorno. Siamo diretti verso certe montagne che forse sono sole ed un po sperse come certe volte è bello sentirsi viaggiando.

Dormiremo lassù dove passeremo il giorno camminando, allontanandoci, seguendo i percorso lungo i costoni della vallata. Il giorno dopo invece andremo verso la costa più a nord: ho letto che da lì è possibile vedere le balene che seppure ho già avvistato a largo di alcuni piccoli paesi sulla great ocean road vorrei vedere ancora: sono impressionanti, grandi, ma sembrano fragili e molli mentre nuotano e se ne stanno per i cazzi loro seguendo chissà che corrente e quale logica sociale. 

Siamo alla fine di un viaggio memorabile ma dal peso specifico diverso, forse inferiore, a quello delle scorribande nella nostra cara Asia, in quel sud est asiatico che tanto ci ammala di malinconia e nostalgia e dove so già che vorrò tornare alla prossima occasione sempre che, nel frattempo, non mi nasca un figlio come spero. Adesso ti saluto, vado a fare l’amore. 

Così ti saluto come Socrate salutava Lucilio alla fine d’ogni lettera. 

“Stammi bene”

Ci vedremo presto.

Il grande viaggio, la grande strada. Ancora sulla great ocean road

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Pini apollo bayGreat ocean road, paesaggio

Così abbiamo alle spalle parecchi giorni di viaggio, una montagna di panni sporchi, altri lavati e piegati di fretta, così tanto da rendere lo zaino ingestibile.
Abbiamo alle spalle qualche migliaia di km guidati in auto ed una manciata di città che contrassegneremo con le bandierine sul planisfero affisso dietro alla porta di casa. Continua a leggere….

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