Mi piace, anche se non ha senso, quando le cassiere dei supermarket devono fare un annuncio e finiscono per parlare velocissime, con le labbra attaccate al microfono e la mano che protegge la bocca.
Parlano provando una inspiegabile vergogna e così, a volte, capita che arrossiscano: ed io allora finisco per sentirmi felice.
La grazia e la calma di lentissimi baci, la vertigine conseguente all’improvvisazione. Un bene complicatissimo faceva rima con familiarità e permetteva di mantenere gli occhi aperti pur senza indagare ne chiedere. Continua a leggere….
All’improvviso gli sembrò che il tempo che non aveva speso avesse un senso e che quei baci mai dati non avessero più il sapore di un rimorso ne di un rimpianto ma semplicemente di un treno passato, un appuntamento mancato ma mai del tutto fissato.
In una pellicola impazzita che scorreva all’indietro si vide più bello anche se più vecchio e riusciva ora a trovare perfino un filo logico nei monosillabi di suo padre, in quei detti secchi e gagliardi, in quei mozziconi di parole al sapore di fumo, lanciati lì sul tavolo, dopo la cena in silenzio. Continua a leggere….
Quest’anno me lo sono ricordato (leggerete il 25/03/2013 ma vi scrivo dal lontanissimo 14/03/2013) a differenza degli scorsi.
Beh? Boh !
Alex Sbordoni è morto, forse, o combatte fra la vita e la morte, Reginald Montecristo è morto sicuramente e questa frase la capiranno in pochi.Chi arriverà dopo? Ho più anni di Gesù, qualche miracolo ancora e saremo pari su tutto, anzi forse vado anche in vantaggio.
Mio padre si sposò e costruì tutto quando aveva 34 anni. Si, tutto, tutto quello che oggi noi suoi figli stiamo distruggendo.
Devo fare un lungo viaggio, devo allontanarmi, indossare scarpe per camminare, senza pensare al colore o modello, sfoltire la selva di libri che no ho letto e che dormono sul mio comodino, riparare la Vespa di Gianvincenzo: io ne ho bisogno, non voglio, io devo: penso sia così, penso sia un bisogno, un’urgenza interiore.
Massimo (34 anni)
P.s. nell’ultimo fotogramma del video, Moretti, entra nel corridoio dei laboratori dell’ITIS Galileo Galilei di Roma: scuola che ho frequentato, corridoio che ho corso, vissuto, occupato, ridipinto, studiato e rimpianto.
Ho bisogno di scarpe nuove. Anzi, no, ne ho voglia, E’ diverso.
Ne ho misurate un paio, in pausa pranzo, vicino l’ufficio. E’ banale eppure non ci avevo mai pensato: comperiamo scarpe da indossare, non per camminare. Compriamo scarpe per il colore, nemmeno per la qualità, scarpe per la forma e non scarpe per camminare.
A pranzo ho incontrato gente che si nutre, senza mangiare: trangugiare panini velocemente, prenotare per avere prima un piatto di pasta mezzo scondito da arrotolare ed ingoiare per lasciarlo colare ed aggrovigliarsi nell’intestino, nel corpo, un corpo che mentre assorbe l’ultimo boccone già corre ad accomodarsi alla scrivania.
Senza piacere per il gusto dell’abbinamento, per i sapori e le spezie. Nutrirsi: allora basterebbe una pillola per astronauti oppure un blocco di riso lesso così cubico da far più volume di quanto non ne faccia geometricamente, dentro la pancia. Io mangio, e lo faccio lento: veloce solo se ho fame. E’ diverso, vi giuro. Continua a leggere….
L’inconstistenza dei marshmallow, l’energia elettrostatica accumulata sugli scivoli, i capelli elettrizzati da quella e da una coppetta gelato da farsi cadere per un terzo sulla maglia pulita. È il nostro sabato pomeriggio. E mi piace.
Uno dei più ampi studi mai svolti: quasi 400.000 persone seguite per 20 anni. Chi assume quotidianamente multivitamine non ha un rischio ridotto di morte per qualsiasi causa. Segnalato un rischio di mortalità più ⬆️ del 4% tra chi usa integratori nei primi anni di follow-up. 1/2