Bozze

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ultima lettera cobain

Mi sono svegliato con la voglia di fumo denso delle nostre notti da fumatori. La voglia di quelle notti vissute lente, col terrore che al mattino potesse rimanere solo la cenere e qualche altre speranza tradita, qualche altra delusione che avrebbe fatto il paio con la pioggia di oggi e pendant col traffico lento e svogliato che sa mostrarti solo Roma del lunedì. Continua a leggere….

Autofocus

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marion cotillard

Corti spiacevoli ed inopportuni baci. Saperle dare solo quelli e riconoscere sempre un particolare delle increspature delle sue labbra sul quale ficcare lo sguardo, così fisso da ritrovarmi ad occhi bassi davanti a lei.

Lei sentiva spesso la sensazione che sa lasciare l’immagine di un  bar quando è vuoto,  quel fermo immagine di sgabelli riversi sul bancone come fossero troppo ubriachi.

Sfocato, più distante, un dinoccolato e vecchiotto barista che barcolla spazzando il pavimento: ballando un ‘improbabile valzer con le sue scarpe troppo piene di piedi per via dell’orario di chiusura.

C’è un’immagine di Loretta che guardo spesso. Un primissimo piano che sembra averle catturato l’anima; così perfettamente riassunta in un’espressione che seppure non parla sa dire  tutto a chi la conosce. Quell’anima è riassunta in uno scatto casuale, uscendo dal ristorante. La guardo negli occhi e la rivedo perfetta ed animata nelle due dimensioni del ritratto che tengo in mano. Sfocature che da un secondo al successivo ho paura prendano vita e che riescano a farmi ancora abbassare lo sguardo puntando la vista sulle fessure delle sue labbra. Continua a leggere….

Luci fioche

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lampione piazza bologna

 

Quando spense la luce della lampada sulla scrivania rimase un po’ al buio, in piedi accanto alla sedia vuota.

Una nuvola di fumo saporito gli cerchiò la testa mentre guardava fuori dalla finestra , mentre la luce itterica del lampione sull’altra sponda della strada addormentata vigilava su niente e su nessuno.

Sentì la sensazione di aver messo un punto al suo lavoro, di aver terminato finalmente qualcosa e che andare a casa, anche se svuotato come si sentiva da giorni, sarebbe stato meno doloroso ed in qualche modo meno impegnativo. Continua a leggere….

Un meraviglioso declino

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Fitting-Room

 

Sono entrato alla Sisley senza un’idea vera e propria, ne sono uscito con la chiarissima convinzione che i camerini sono progettati male.

Perché sono così piccoli, sporchi e stretti? Do gomitate ovunque, vestendomi.

Non ci sono punti di appoggio, sgabelli per sedersi ed allacciarsi le scarpe e più che altro quello che non dovrebbe esserci, c’è: lo specchio.

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Partire, tornare

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20130810-102758.jpg

La folata improvvisa gli disegnò un brivido veloce sulla pelle. Un fulmine di freddo che riuscì ad immaginare scolpirsi sulla sua gamba, risalendola.

La mano sul viso madido significò una nuova pagina, uno scostare i pensieri precedenti e cominciarne dei nuovi: provò a sognare ancora insistendo su stupidi ghirigori a metà fra ricordi e le briciole del sogno precedente.

La mano non spazzò l’odore denso di fumo del quale la barba era insaporita da anni e con gli occhi chiusi rimescolò le idee sperando di rimandare il risveglio. Gli alberi chiusi come

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