Sullo sfondo

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notte al chiosco di ponte milvio

Sullo sfondo un fiume di automobili scorreva accanto al fiume vero, il Tevere, oleoso e  silenzioso, dimagrito per la prima estate.

Quella notte del fiume in piena, a Ponte Milvio, del rumore d’acqua un po’ arrabbiata che sbatte sui piloni, era lontana.
La pioggia del pomeriggio di ieri ha rinfrescato l’aria e così nel traffico ho guidato senza accaldarmi, anche se lo slalom fra le auto è stato più faticoso del solito. Sono arrivato riscaldato dal tepore del Campari bitter e dal profumo secco del Gin. Continua a leggere….

Annusare, toccare

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disturbi mentali

Io cammino  poco, per non piegare le scarpe nuove che indosso, le stesse che poi annuso per verificare se abbiano ancora l’odore di cuoio.
Le lucido spesso e le rimiro e le ripongo nella loro scatola con tanto di carta dentro ad ognuna, carta che le tiene in forma più  altra carta, di quella rumorosa che esiste solo nelle scatole di scarpe, messa lì attorno, così che poi non si graffino.

Annuso i sigari, tolti dall’umidificatore, oppure appena scartati, tagliati, pronti per l’accensione. Continua a leggere….

3 nuove categorie

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categories

Lavori in corso.

Scritti più facili da ritrovare usando il menu a destra, in ogni pagina.

3 nuove categorie nelle quali riorganizzare vecchi e nuovi scritti.La descrizione delle nuove categorie  è QUI

Banchine

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rome termini station

Nella moltitudine della folla operosa della stazione, disciolto fra le storie di ognuno,  si sentiva come tutelato, protetto dal non riuscire ad essere notato.
Camminava lento: ora sembrava aspettasse qualcuno, alla banchina, ora invece, sotto al tabellone luminoso indaffarato in continui cambiamenti, che il suo treno stesse per partire. Continua a leggere….

Volevamo solo lavorare

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manifestazione auselda

Avevo cominciato a parlarne qui: leggimi e purtroppo penne migliori ne parlano su testate vere e proprie.

Eh già, valevamo solo lavorare. Ci hanno chiesto impegno, piccoli sacrifici, fino poi ad arrivare a sciogliere gruppi di lavoro storici, a dover salutare colleghi a dover organizzare collette di solidarietà per i ritardi della cassa integrazione, per permettere a chi era a zero stipendio da mesi di poter letteralmente mangiare.

Ecco qual’è il breve riassunto, tralasciando lo stato emozionale del vedere oltre un decennio di lavoro quasi buttato al vento, le attività di ogni giorno scemare nell’impossibilità di essere sostenute, lo scotto morale del non potersi organizzare ne immaginare un futuro prossimo visto che non sappiamo, ad oggi, per quanto ancora lavoreremo. Continua a leggere….

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