Luna calda

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luna gialla

Quando sbucò fuori dalla piccola rampa ricurva del GRA affilò lo sguardo come per ficcarsi nella linea dell’orizzonte.
Aveva lanciato la piccola macchina accelerando fino a sentirla sfiatata, vecchia com’era ma pur sempre fidata.

D’un tratto sollevò il piede, mollo il gas, rilasciò i muscoli del polpaccio e si sentì d’aver fatto una grande scoperta, di aver voglia di sgranare gli occhi e prendersi tutta la calma necessaria.
Era un’astronauta perfetta: un’esploratrice di una dimensione, quella del GRA, così vuota ed ignota a quell’ora di notte, così strana e disabitata da sembrare una superficie ignota e lontana.

All’improvviso la luna s’era alzata laggiù, gialla e calda, rotonda perfetta, maculata dalle sue zone più scure: tutto le sparì di mente e le sembrò di galleggiare ammirandola, di aver perso il controllo dell’auto e delle emozioni ora catalizzate tutte negli occhi riempiti di quel giallo intenso piuttosto scuro.

Non disse nulla e non so bene se accelerò per raggiungerla o se rallentò come credo per gustarla ancora: fu un attimo indefinito di tempo e di spazio, un alba, stavolta lunare, un’esplorazione figlia di nessun progetto, casuale, inattesa, un’epifania vera e propria. Fu serendipità o più semplicemente stupore per aver visto lì, in mezzo alla strada.

La luna l’accompagnò per un paio di uscite e poi e scomparve così come s’era rivelata, ribaltando nuovamente ogni convinzione, ogni attesa circa il movimento, lo scorrere del tempo, le orbite, i pianeti e tutte il resto.
Tornò a casa decisa.
Profumava di se, col viso madido per il caldo e la corsa: la pelle pareva aver preso una luce diversa, non fosse altro per la giornata vissuta, per la polvere accumulata, per il sudore che le era colato giù per la schiena quando aveva discusso, al mattino, quanto aveva ricercato la luna una volta scesa dal GRA e non l’aveva più scovata.

Aveva il sangue impazzito, aveva il corpo dolcemente imbestialito dalla birra, aveva l’odore di sé ed aveva deciso di fare l’amore.
Lo svegliò col calore morbido ed intenso, con la sensazione del suo seno sulla schiena. Nel chiarore della luna che intanto pure se nascosta era tornata  e le colorava la pelle, si drizzò lentamente incurvando la schiena, mostrando ogni piccolo nodo della colonna vertebrale.
Dolcemente lo governò fino alla fine

Voleva proprio farsi notare: aveva preso spunto dalla luna.

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