Giu 27
MassimoMusica, libri, foto, film bad seeds, Boatsman’s call, boat’s man call, brahma, concept album, henry lee, Into my arms, kylie minogue, let the love in, massimo soldini, murder ballads, nick cave, nick cave and the bad seeds, Nickcave.it, p.j. Harvey, shiva, the boatman's call, trilogia, trimurti, visnu, where wild roses grow
Cave,
Grotta, caverna.
Nomen omen avrebbe scritto qualcuno.
I suoni delle sue canzoni, delle sue opere, sono infatti cavernosi, a tratti gutturali, cupi, troppo semplicemente tristi secondo molti.
Così Nick Cave rimane confinato in un alone di semi notorietà almeno qui in Italia: australiano, classe 1957, famoso ed apprezzato altrove, considerato appunto troppo cupo per la nostra cultura musicale a tratti troppo impegnata con scolastiche rime baciate.
Discografia complessa ed evoluta, ancora in corso, grazie a Dio, composta di album piuttosto diversi fra loro per genere e concetti, per testi e citazioni.
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Giu 21
MassimoRacconti, Viaggio malavoglia, massimo soldini, reggio calabria
Foto by /tourvagando.blogspot.com
Rc, Reggio Calabria col suo piccolo aeroporto, col vento caldo che mi accoglie quando scendo dalla scaletta:
“buongiorno dottore”, e poi una sequela di sconclusionati movimenti al parcheggio taxi per accaparrarsi il cliente alzando la voce con il tassista più giovane, secondo una logica che con la normale fila e l’ordine di arrivo non c’entra nulla. Niente tassametro. Ha bisogno della ricevuta?
Nemmeno sull’indirizzo andiamo d’accordo: ora vorrebbe sapere esattamente dove devo andare. Cosa c’è un Hotel? Ma perché scusi lei che lavoro fa?
Ormai questa città ha un legame con me, un legame controverso.
Oggi ho visto la strada che dall’aeroporto va in città: km di degrado ambientale e strutturale, immondizia e panorami notevoli.
Un mare silenzioso ed azzurro veglia tutto. Continua a leggere….
Giu 21
MassimoL'alba sul G.R.A., Racconti alba lunare, epifania, g.r.a., gra, gra roma, grande raccoldo anulare, l'alba sul gra, luna, masimo soldini, serendipità
Quando sbucò fuori dalla piccola rampa ricurva del GRA affilò lo sguardo come per ficcarsi nella linea dell’orizzonte.
Aveva lanciato la piccola macchina accelerando fino a sentirla sfiatata, vecchia com’era ma pur sempre fidata.
D’un tratto sollevò il piede, mollo il gas, rilasciò i muscoli del polpaccio e si sentì d’aver fatto una grande scoperta, di aver voglia di sgranare gli occhi e prendersi tutta la calma necessaria.
Era un’astronauta perfetta: un’esploratrice di una dimensione, quella del GRA, così vuota ed ignota a quell’ora di notte, così strana e disabitata da sembrare una superficie ignota e lontana. Continua a leggere….