Ago 03
MassimoLoretta, Racconti Attese, massimo soldini, saluti, scena perfetta, stazione, temporale estivo
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Poi il cielo s’era rotto col fragore d’un tuono che se non fosse stato venerdì pomeriggio avrebbe fatto di certo un rumore diverso.
Il cielo aveva colato giù tutta la frustrazione che il vento lento e caldo gli aveva portato nei giorni prima.
Roma gli era sembrata disperata, svuotata, e s’era rifugiato sotto le tettoie fra i binari della stazione che poi lo si sapeva già, non riparavano un cazzo e la pioggia tiepida continuava a pizzicarlo sul viso come fosse fatta di spilli.
Il tabellone se ne stava li a decidere il destino di ognuno senza capire che quelle cifre per le persone avrebbero significato molto più che per lui che comunque va compreso perché non si riposa mai.
Ma voi ci avete mai fatto caso alle traiettorie che percorre la gente in trascinando la valigia? Certe volte aveva creduto che facessero quei giri tutti storti tanto per farsi vedere da lui, tanto per trasmettergli l’ansia del treno che parte e di loro affannati che con un filo di voce e scarsissima logica mormorano qualcosa tipo “aspettate”.
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Ago 03
MassimoTop 5 cose che vorrei scrivere, Dell'utopico stato, la verità sul tennis, mais, massimo soldini, tennis, top five, top5, virginiana miller
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Veloce veloce, tanto per risvegliare la categoria delle Top 5, ecco le 5 cose che mi piacerebbe scrivere ora:
- Un pezzo sul mais, in particolare sulle pannocchie ed il loro meraviglioso ordine, la loro precisione, la loro velocità di cresce. Passerei per concetti storici, colonizzazione, discorsi etici per arrivare infine a bellissime pannocchie che si arrostiscono sulla graticola. Poi chiuderei con foto che mostrano il loro colore, le loro forme perfette, quella sorta di alveare che la natura costruisce senza errori.
- La verità sul tennis: una durissima reprimenda su alcuni concetti dello sport ed in particolare sul tennis e sul nuoto. In omaggio ma non solo all’omonimo album dei Virginiana Miller
- Un nuovo capitolo di “Dell’utopico stato” che era un libretto che avevo cominciato a scrivere quando avevo più capelli e che un giorno non ricordo perché ho buttato via mentre ero pieno di rabbia, distruggendo tutto il lavoro. Ma tanto mi ricordo tutto.
- La frase “mai dire mai è una scusa del cazzo!”, bella grossa, su un muro. Ma non so ancora il colore e quindi rimando.
- Un racconto ambientato a Lucca che parla di me che vado in bicicletta e nel quale poi userei la foto di me che vado in bicicletta in Laos, quella col cappello ed una faccia un po’ schifata senza motivo reale.
P.S. Il film Alta fedeltà dal quale deriva questa categoria delle top 5 è meraviglioso. Guardatelo, inetti.