Cividale del Friuli – Bled
Ago 11
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Appena 15 km e la Slovenia mi ha sorpreso: nessun controllo al confine (polizia presente) e benzina molto meno cara che in Italia: 1,45€ /l, ben 40 centesimi meno che a casa Italia.
La strada che lascia Cividale è campagna serena ed organizzata e la pioggia della notte, come sperato, ha lasciato posto ad un sole scarico che ha però da subito lasciato intendere una buona giornata.
Sono passato a Caporetto, Kobarid, in lingua Slovena, teatro delle disfatta dell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale e poi ho tirato dritto verso Bovec, avamposto del parco nazionale del Triglav (monte tricorno) entro il quale si snodano sentieri da arrampicata, trekking e tornanti di puro orgasmo motociclistico e liti con i tedeschi prepotenti al distributore di benzina (li ho regolati con un paio di “vaffanculo” ristabilendo l’ordine delle cose).
Le strade sono ottime, ben asfaltate e piene di cartelli: incredibile per chi mi conosce ma fin qui non mi sono MAI perso. La strada si impenna veloce e fra le curve silenziose ho man mano aumentato il ritmo: il paesaggio è simile a quello delle vicina Austria ma le poche auto in giro,i villaggi di contadini, l’odore di fieno fermentato e di letame sui campi caratterizzano il passaggio rendendolo unico nonostante quelli detti siano componenti piuttosto noti anche in Italia: se ne ricordassi il nome potrei scrivere di quella struttura in legno sulla quale i contadini Sloveni mettono ad essiccare il fieno ma…
Per arrivare al passo Vrsic, 1611 metri, si percorrono tornanti mozzafiato di strada stretta ed impegnativa da guidare: occorre fare molta attenzione ai numerosi ciclisti che per ovvie ragioni vanno arrancando: facile ritrovarli praticamente fermi dietro una curva col rischio di investirli.
I tornanti sono numerati e salendo da Bovec occorre percorrerne più o meno 50 (Ammetto, ho perso il conto !) : ho avuto quindi tutto il tempo di riprendere il ritmo e la confidenza con il peso della moto (con annessi bagagli) e con le nuove gomme. Salendo il paesaggio si svuota e la strada si libera: numerosi motociclisti (anche qui tutti salutano incontrando i “colleghi”), qualche podista piuttosto rosso in viso e ciclisti di ogni categoria; ne ho incontrato uno col quale ho percorso volutamente qualche tornante: scuoteva il capo, e voleva fermarsi e così l’ho accompagnato per un po cercando di incitarlo. Dopo il suo iniziale stupore a furia di urlare “never give up” s’è convinto a pedalare, se non altro per togliermi di mezzo. Credo abbia apprezzato e nel gesto che ha fatto, poco dopo ci ho letto un “vai, grazie, mi sono ripreso”: certo è che detto in sella alla moto sembrava tutto più facile, ma sono sicuro abbia funzionato e che in qualche modo si ricorderà di quei tornanti con l’allenatore aggiunto al seguito.
La strada percorsa è stata costruita da prigionieri di guerra, russi, e probabilmente per chi ha dimestichezza con le montagne, senza nulla togliere al paesaggio del passo, è più bella la strada e la sua storia che il paesaggio stesso sulla cima. Lì a Vrsic la gente riposa e fa foto con le pecore che aspettano, ormai abituate ai turisti. La discesa sull’altro versante è motociclisticamente meno interessante a causa dei tornanti in pavè (mitici sanpietrini!) che non consentono pieghe da brivido ma paesaggi probabilmente più entusiasmanti (Kranijska Gora).
Pazientare qualche km e… giù di gas poco dopo: occorre fare attenzione perché la strada spinge a darci dentro sul serio anche se inquietanti cartelli segnalano motociclisti che scivolano sulle curve ).
L’aria sottile e fresca fa il paio perfetto con l’odore di legno ed erba appena tagliati: ho rallentato, scendendo, per respirare a pieni polmoni: nel silenzio di qualche piccola area di sosta ho tenuto la faccia al sole ascoltando il brulicare degli insetti sui prati. Per la prima volta durante il viaggio credo d’essermi sentito davvero rilassato e di non aver pensato all’orologio ne al tempo in generale: nessuna idea di andare e fare, riassumere, capire, progettare. Forse è stato lì che la vacanza è davvero iniziata.
Il lago di Bled è l’attrazione naturalistica più pubblicizzata della zona: bellissimo lago reso però a tratti invivibile dall’eccessivo afflusso di turisti che sopratutto durante il fine settimana affollano le piccole spiagge. Il lago ha acqua pulitissima ed un’isola nel centro, raggiungibile con assurde barche da affittare. L’isola è piuttosto deludente visto che pare più affascinante da lontano che da vicino: ospita solo una chiesa e vista la quantità di cose da fare e vedere in zona ho deciso di evitarla. Il mio ostello è in collina, dicono a 5 minuti di cammino dal lago ma…benedetta moto! La zona è così ricca di possibili attività che venendo qui è sconveniente non avere un mezzo di trasporto: la bicicletta, viste le colline, non vi salverà. Dopo 2 giorni qui attorno sono diventato esperto della zona, scorciatoie e piccoli paesi, birrerie comprese: la sensazione è quella di girare fra montagne e paesi conosciuti, strade memorizzate, curve da pennellare, un po come alto lazio-Umbria per me.
Il lago Bohinji, circa 30 km da Bled è meno frequentato: ci sono meno spiagge e quindi meno confusione. Da li è possibile camminare per raggiungere le cascate di Savica: poco cammino, oltre 400 gradoni fra gli alberi per arrivare alle suggestive cascate alle quali però per motivi di sicurezza non è possibile avvicinarsi (ingresso al sentiero 2,30 euro). Forse più interessante, soprattutto nel caso si decida di fare trekking, la funivia piuttosto costosa che porta sul monte Vogel: incredibili le persone che acquistano il biglietto sola andata: si butteranno nel vuoto o sul serio seguiranno i sentieri di ore di cammino? Io, nel dubbio ho speso 13 euro per andata e ritorno dopo foto del lago da altezza insperata.
Bellissima la strada da guidare per arrivare in zona: ottimi i consigli della biondissima barista che ieri sera nelle chiacchiere a fine turno di lavoro mi ha consigliato i posti da vedere: 2,5 euro per una birra sulla piazza principale di Radovljica: roba da farci l’abbonamento.
Radovljica è un piccola cittadella famosa per il museo delle arnie dipinte ma non mi ha convinto nemmeno la bionda: dopo averci messo il naso dentro ed aver respirato noia a distanza di sicurezza ho optato per la seconda birra che è valsa, stavolta, consigli sull’osservazione della “luna più grande” che non si sa perché, mi diceva, si sarebbe vista quella notte. Teoria che ho ricambiato con la segnalazione delle stelle cadenti della notte di san Lorenzo ( però non pervenute, almeno da qui)
Bled è quindi un ottimo campo base soprattutto considerati i numerosi alloggi economici: 16 euro per una notte qui in ostello. 2 notti da dormire in una camerata mista da 6 persone (da preferire la mista perché, sulla carta, la presenza femminile garantisce un po’ di pulizia in più).
Le serate sono di stanchezza post escursioni e di chiacchiere multietniche visto che sono in stanza con una coppia di annoiati australiani, una sguaiatissima ma divertente americana che dorme sopra di me (semialcolizzata tanto da garantirmi chiacchiere infinite e nottate piuttosto lunghe spese a consigliarci vini eed evitare le sue cadute dal letto a castello) e fino a ieri una coppia di biondissimi svedesi che hanno lasciato il posto a 3 rumorose adolescenti di Londra. In cucina ovviamente spadroneggio ed i loro wurstel bolliti, le loro orribili zuppe cotte nel microonde impallidiscono davanti alla mia pasta serale: Bled è pieno di supermarket e così con una spesa di pochi euro è possibile comprare cibo da cucinare poi in ostello: 9 euro alcoli compresi per un pranzo e due cene: record mondiale !
Unico rogna è lavare i piatti ed aspettare il proprio turno ai fornelli, ma è pur vero che l’unico ad usare lo scolapasta e la pentola sono io. I loro occhi stupiti mi sorprendono intento a mescolare il sugo, ad aggiungere qualche spezia: mi guardano come fossi un alchimista d’altri tempi, un cuoco provetto invece che un turista affamato medio organizzato. Stasera per rivalsa hanno provato a cucinare polo in un tegame che aveva incrostazioni già prima di cominciare: il loro progetto è andato in fumo, è non è un modo di dire…
Vale la pena di spendere un pomeriggio alle gole di Vintgar, a 4 km da Bled: c’è un sentiero che parte dal paese ma volendo ci si più avvicinare col proprio mezzo e cominciare la camminata sul sentiero prima e sulla passerella di legno poi. Le gole sono strette e l’acqua corre ora veloce ora più lenta: piccole trote combattono la corrente fra tronchi degli alberi caduti per il maltempo. Ho camminato anche oltre le gole, fin dopo la cascata: qualche ora di silenzio. Mi sono organizzato così da legare alla moto casco , pantaloni e stivali: arrivo, mi cambio e parto per le camminate. Il mio sigaro toscano aveva un sapore diverso, oggi, quando accaldato laggiù fra il fiume mi sono seduto aspettando niente.
Gli spruzzi d’acqua, dove le rapide si fanno più cattive, rinfrescano il cammino e la passerella di legno scricchiola sotto i piedi senza suggerire vero pericolo. Si incontrano altri turisti ma niente a che vedere con la folla del week-end del lago.
Dilà ridono sguaiatamente post cena e post birre, io scrivo ed ho appena finito di risistemare il bagaglio per domattina, direzione Maribor e Ptuj. Credo di tornare qui, a fine giro, prima di tornare in Italia: questa regione nasconde strade memorabili e paesi così semplici da sembrare irrinunciabili. Ho trovato posti vuoti di turisti e pieni di sloveni: piazze semivuote, birrerie di campagna dove riposare dopo la mattina fra fiumi e cascate.
Il confronto con gli altri qui all’ostello, è stato importante: libri e musica, racconti di altri viaggi, consigli su posti da vedere qui in Slovenia. Lindsay, l’americana, per esempio, viaggia a piedi, da sola, zaino in spalla e libri nel bagaglio: è incuriosita dalla mia moto, io dalle sue scarpe consumate. Ognuno, la coppia di australiani compresi, vorrebbe fare il viaggio dell’altro ed è strano come pur essendo felici per questo si stia già pensando al prossimo: la malattia forse è comune.
Stasera a cena ci siamo ripromessi di rivederci qui, fra qualche giorno, ma nessuno di noi è sicuro del fatto, delle proprie prossime tappe e forse proprio questo è l’inspiegabile sapore migliore.
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