Roma – Cividale del Friuli

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E’ mattina presto e come previsto l’ansia di andare ha vinto su tutto e così alle 6 ero  fuori dal cacenllo di casa col bagaglio sistemato, legato alla perfezione dopo la lotta serale per riuscire a portare il pc e riuscire a chiudere il baule della moto.

I km scorrevano veloci anche se sono stato sorpreso dal freddo che in agosto non credevo di trovare: ad Orte sono stato costretto a cambiare guanti ed indossare il pile. Nebbia come non ne vedevo da tempo e freddo, causa anche orario, col sole che faceva ancora capolino, annoiato. Cappuccino e ciambella fritta, “pefforza”, altro che nebbia.

La scelta di evitare il più possibile l’autostrada fa risparmiare qualche soldo e tiene più svegli: cosa più dura da Cesena in poi dove ho dato sfogo a tutto il repertorio di canzoni da cantare nel casco per tenermi impegnato. Il mio fido navigatore, ossia i miei appunti scritti a mano messi nella parte trasparente della borsa da serbatoio, hanno funzionato fin su a Padova dove le indicazioni hanno cominciato ad essere confuse  (cazzo c’entra Belluno??) anche casua assurdo traffico che da Venezia in poi (Circa 100 km) mi ha acocmpagnato verso Udine. Slalom fra auto, sole a picco, sudore e bestemmie, invettive contro gli automobilisti che senza motivo erano nel mezzo delle corsie non permettendomi di passare: tanto traffico che la gente a motore spento passeggiava fra le auto.
Anche grazie alla collaborazione di un tipo conosciuto lungo la strada sono riuscito a svicolare fra le auto a colpi di clacson e nei rari tratti di strada libera della e55 ad evitare gli autovelox grazie allo sconosciuto appena incontrato,  esperto delle zona
Udine e poi verso Cividale verso Sara che mi ha accolto con un abbraccio infinito nonostante fossi piuttosto impresentabile e sudato: ospitale è dire poco ! Ho dormito nel b&B di amici della sua famiglia: gestito dalla signora Carla, logorroica peggio di me e dal marito che le intima il silenzio ogni volta che lei fa domande non permettendomi di rispondere.
Alla friulana… “Ci facciamo un bianchetto?” E vai di vino bianco e biscotti al burro, alle 16, dopo pranzo di biscotti trangugiati in autogrill. Intanto la signora Carla parla di Roma, del vino Tocai che ora non può più chiamarsi così per una disputa con altri paesi europei rispetto alla storicità del vitigno, di quando lei era a Roma, di quando lei era in vacanza qui e lì e di tutte le domande alle quali ancora ora non ho finito di rispondere.
“Però, che persona a modo questo romano, vero Sara?” Se non altro sono contento di aver tradito l’aspettativa di quello che credono il romano medio, ma forse quello era il loro modo di apprezzarmi e non ci ho visto nessuna cattiveria ma piuttosto il rimarcare quanto anche loro si stessero trovando bene.
Sara sorrideva  scuotendo il capo; lei non beve ed io invece ho bissato il bianchetto prima della sperata doccia ma dopo aver cercato di tradurre il fiume di parole alla turista tedesca ospite del B&B che assiteva ai discorsi confusa.

Cividale, antico mercato di Cesare: paese piccolo e molto bello, organizzato, assolutamente vivibile. e verde. Come mi ha spiegato Riccardo, il padre di Sara, Cividale  è stato uno dei primi comuni Lomgobardi e così le architetture e le tradizioni riprendono quel periodo; lui fa parte dell’organizzazione della rievocazione storica del periodo ed ogni anno per il palio di San Biagio (Attorno al 21 agosto ma giorni variabili) la cittadella si trasforma regredendo al medioevo. Ho visto le foto e posso dire che è non si tratta di una semplice ricostruzione in costume ma di una vera e propria 3 giorni di gare di arco, balestra, corse pedestri e riorganizzazione di piccoli villaggi nei quali produrre utensili, formaggio, recinti per animali e quanto altro fosse in uso nei villaggi di quel tempo, compresa la costruzione di armature. Peccato sia fuori tempo per le mie ferie perché sarebbe stato da vedere, se non altro per dar sfogo all’emozione di Riccardo che dopo cena, in casa sua, era un fiume in piena mentre passeggiavamo in giardino o mi mostrava le foto. Come curvare il legno che poi diventerà forcina per il fieno? Semplice, basta prendere legno di nocciolo e tenerlo sotto il letame fermentato per 3 giorni…ecco, questo è un esmnepio di quanto sia fedele la ricostruzione.

La famiglia di Sara è così ospitale da avermi proposto di tornare anche quando lei non è in casa, magari proprio per il prossimo palio. A cena  il Fricco (bomba calorica di patate, olio, formaggio, buono da farci il bagno dentro) e salumi del posto, chiacchiere ed un sentirsi a casa piuttosto inspiegabile considereata la breve frequantazione. Un grazie non basterà mai ne le parole a spiegare la sensazione di sentirsi integrati alla perfezione. Capitolo a parte meriterebbe il nonno, veccho artigiano, intento nel suo piccolo laboratorio a creare miniature di mobili, animali e piccoli giochi in legno. Ci ha tenuto a regalarmi un soggiorno in miniatura: sedie, tavolo, poltrona, bicchieri e bottiglie, interamente fatto a mano ma per ora non trasportabile ma..usabile come scusa per il prossimo ritorno, ehehe. La soddisfazione del nonno, il mio impaccio nel ringraziare e la perfezione di quele riproduzioni hanno avuto un non so che di memorabile.

Cividale è: bar, a profusione, è il fiume Natisone che scorre ora lento ora rumoroso, è l’acqua chiara del fiune dove di sera si vanno specchiando coppie innamorate, mescolate ai germani reali per niente spaventati, è il Ponte del Diavolo, i balconi perfettamente fioriti, è la statua di Giulio Cesare e tanto altro che un posto così piccolo inizialmente non pare confessare. Cividale è confine, ad appena 15 km dal confine con la Slovenia, è posto storico, teatro medievale prima e di guerre importanti poi (Caporetto, dove passerò domani, per esempio); così è un miscuglio, un crogiolo importante ebello dove culture ed usi finiscono per arricchire una territorio di suo affascinante per natura.

Piove mentre scrivo non resistendo come invece m’ero promesso di fare per staccare da tutto,da  me per primo, e spero che domattina mi sorprend a inveceil sole visto che salirò in montanga, subito dopo il confine.

Quasi 700 km si sentono tutti, sopratutto sul collo (piccola contrattua) e sotto il sedere che credo sia masticato come un chewing-gum, o almeno così è come lo sento ora.
Ripenso, intanto, riassumo tutto a mente, appena rientrato dalla passeggiata con Sara, dal caffè dietro la statua di Giulio Cesare, bevuto durante le chiacchiere libere e sincere della notte che intanto andava avanti. Adesso che non abbiamo lo spettro del corso e dello studio parliamo più tranquilli e più di noi, meno del basket che pure spunta fra risate e progetti futuri nei discorsi di entrambi.

Poco fa mi ha sorpeso un  mesaggio di Carlo che mi chiede notizie, anche per via della pressione delle gomme, ipergonfiate per resistere al meglio all’autostrada e da sgonfiare domattina, per gustare le curve: tranquillo Carlè, va tutto bene !

P.S. Riccardo mi ha regalato una scatola di grappe monodose, tipo scatola di sigarette, confezioni singole tipo enterogermina. Sapete, per il viaggio, se sentissi freddo o se sentissi un calo di zucchero, ecco, ho con me le vitamine: SPETTACOLO !

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