Sulla strada dei templi del sud

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La nostra prima sosta del nuovo programma prevede Chidambaram, piccolo centro abitato famoso per il tempio di Shiva danzante : Nataraja Temple.
La leggenda vuole (VEDI ANCHE IL COMMENTO qui sotto) che Shiva e sua moglie, ma nella personificazione malvagia, Kali, stessero danzando per essere giudicati dagli dei riuniti.
La mistica gara di ballo finì con una mossa a sorpresa di Shiva che alzò una gamba e rimase in posa plastica. Kali non poté, per pudore, imitare la posa perchè avrebbe del tutto mostrato le proprie grazie e Shiva ebbe la meglio.
Nel luogo è stato eretto, “logicamente” il tempio di Shiva danzante dove sono mostrate le 108 posizioni di danza.

22 ettari di tempio entro il quale è facile perdersi fra mille sale piuttosto buie, sale di colonne decorate ed altari sui quali campeggiano feticci vari.

Il tempio è letteralmente invaso da Bramini, appartenenti quindi alla casta più alta: centinaia di indaffarati sacerdoti riconoscibili per gli abiti bianchi e per la testa rasata frontalmente.
Ognuno porta borse e giare piene di frutta e latte oppure acqua: offerte dei fedeli per le divinità; tutti si riuniscono sedendosi in una sala centrale.
Seduti a terra recitano un incessante mantra che rimbomba nelle sale del tempio: il rumore sale alto e l’eco assicura un effetto impressionante.
Non è possibile fare foto all’interno ma credo siamo stati fortunati: non sempre è permesso ai non induisti di entrare e vedere: è importantissimo però sapere cosa non fare, dove non guardare, cosa non toccare e….a cosa stare attenti.
Ci sono sale abitate da pipistrelli ed altre rese scivolose da acqua, dall’olio colato dalle piccole lampade oppure dal guano dei pipistrelli stessi.
Siamo stati invasi dal fumo: attorno a noi piccoli bracieri votivi, legna che arde senza nessuno che vigila, centinaia di persone in preghiera, in movimento costante.
Riti primordiali e brutali: fuoco, terra, animali liberi, fumo ed odori fortissimi.
Ognuno sembra saper cosa fare; ogni fedele entra, visita le statue degli dei, si marca la fronte con incenso e colori vari per poi proseguire e spostarsi nei vicoli bui del tempio, come seguendo un prestabilito percorso, una logica a noi non ancora del tutto chiara.
Sono riti piuttosto individualisti: ognuno agisce per se e non c’è il concetto di una vera e propria funzione di gruppo. Gli unici attimi di aggregazione, ai quali fra le altre cose abbiamo potuto partecipare, sono quelli nei quali il bramino preleva fuoco dalle statue per accendere fiamme su un vassoio che sarà offerto ai fedeli; questi ci avvicineranno le mani per poi successivamente essere segnati in fronte dal bramino.
Sulla ma spaziosa fronte hanno trovato spazio fantasiosi colori.

Tappa successiva, Dharasuram dove visitare il Gangakondacholapuram Temple.
il tempio è chiuso nella sua parte centrale ma regala bellissimi scorci al suo esterno. Architetture della dinastia Chola e poco altro da dire.
Il sud india è veramente invaso da templi e per i non induisti molti dei quali risultano praticamente identici. Non è banalizzare, abbiate fede ( in chi, cosa?!?!)
Ci siamo dedicati alla consueta sessione di foto ricordo con le scolaresche in gita e con i visitatori vari che una volta in posa per la foto, senza spiegazione, diventano estremamente seri e risultano innaturali ed in un certo senso antiquati, di un’altra epoca nella foto che poi amano rivedere sgranando gli occhi.
Favoloso il fatto che i bambini siano felici solo per averci detto ciao, solo per aver preso parte ad una foto che rimarrà a noi. Alcuni non parlano inglese qui in questo stato così siamo andati avanti a gesti e sorrisi.
Le maestre li hanno messi in posa governando gli schiamazzi con una dolcezza che credo rara e naturale. Era importante fossero odinati e belli anche se sarebbero tutti rimasti chiusi nella macchina fotografica di uno sconosciuto occidentale.
Forse è il loro modo di entrare nel nostro mondo, di fare storia, di lasciare un segno.
Abbiamo fatto foto anche con una coppia che stava festeggiando i loro 30 anni di matrimonio. Ci hanno chiesto di farsi fotografare con i loro figli.
Certe volte la vità è così semplice e bella da lasciarci in silenzio qualche minuto. Siamo stupidi o forse solo stupiti.
Ci ho pensato su mentre programmavo sciocche foto davanti a Nandi, il toro veicolo di Shiva. Forse i poveri siamo noi.

Qualche altro km di battaglia stradale a colpi di clacson e foto mancate: guidatori di moto che trasportano decine di polli appesi al manubrio ed al telaio. Spero di incontrarne ancora e di riuscire a fotografarli!!
Poco prima di Kumbakonam abbiamo percorso strade riservate per metà alla essiccazione di semi vari: distese di semi su una carreggiata, donne che scacciano insetti e spazzolano per delimitare lo spazio, veicoli impazziti che suonano e si sorpassano a pochi cm.
Odio che queste cose succedano mentre noi siamo in macchina: le foto mancate salgono a decine e decine. L’india va viaggiata e non ritratta in foto e video. Per quanto ci si provi, non si riesce a ritrarre e trasmettere davvero tutto.
Il Sarangapani Temple,dedicato a Vishnu, è bello praticamente per la porta alta 50 metri e per il Gupuram.
I guparam sono le strutture piramidali di ingresso ai templi hindu: centinaia di statue colorate di dei danzanti, di dei incazzati, festanti, di improbi animali antropomorfi , scene di caccia, sesso ecc: inspiegabile e per la gioia del mio ego di viaggiatore, non fotografabile per dimensioni ed a causa dell’ombra che magicamente vi cadrà sempre su quello che volete fotografare!

Sulla strada per il tempio successivo abbiamo visto la Mahamakham Tank: gigantesca “piscina” sacra entro la quale gli hindu, ogni 12 anni fanno un bagno purificatore e guaritore.
Inutile dire che è tutto vero e che tutto funziona: nell’ultima occasione infatti sono morti in 15 causa eccessivo pellegrinaggio e calca per entrare nella mega piscina dall’acqua verdastra. Mi hanno detto che dentro, ogni 12 anni ci si facciano fluire le acqua del sacro Gange ma…dubito visto che …semplicemente il Gange non c’è.

Ultima tappa ed ultimo tempio del giorno. E qui si fa sul serio.
Rarissimo tempio dedicato a Kankalamurti, ossia Shiva nelle vesti del mendicante! Il tutto racchiuso nel Airatesvara Temple a Dharasuram ( vabbè ho rotto le scatole con i nomi, lo so…)
Anche qui il nucleo del tempio è chiuso ai non induisti ma….con un colpo di fortuna, dopo una estenuante chiacchierata introduttiva con uno sdentato addetto ai servizi turistici siamo riusciti ad entrare nei bui cunicoli che conducono alla sala centrale. Lì un nervosissimo bramino stava eseguendo la cerimonia del fuoco.
Buio e pipistrelli ,tanto fumo di incenso da stordire ed una voce dal fondo del buio dal quale spiccavano i colori del vestito di Shiva:
“Come, come inside man!”
Il bramino ci chiedeva di entrare con voce decisa: impugnando il classico vassoio sul quale ardeva la fiamma sacra ci è venuto incontro nel silenzio degli altri fedeli.
Attimi a metà fra paura, sconcerto, curiosità ed una fortissima, inspiegabile suggestione che mescolata all’odore del guano nei circa 40 gradi creano un effetto che, se permettete, definirei per veri viaggiatori.

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