Be true
Ago 26
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Dio ha mani, bocca, orecchie e piedi in ogni dove.
Questa è la scritta ci ha accolto nel tempio hindu visitato in mattinata.
Dio è uno ed è ovunque.
Fuori il cielo è piuttosto grigio ed offuscato dall’umidità e dalle nuvole basse che ci proteggono dal sole e che creano una cappa sotto la quale si suda a litri.
Forse Dio é nei cani che dormono storditi dalla fame sui marciapiedi, nelle ingegnose biciclette che gli storpi si sono costruiti per pedalare con le mani, nei bambini che ciondolano stanchi la testa, in braccio alle mamme impegnate nei lavori di cantiere o sedute a bordo strada.
Forse Dio è lí anche se sembra assurdo che rimanga ad osservare e mantenere un sistema cosa complesso e contro natura come quello delle caste sociali.
Ho visto chiara l’accettazione totale della situazione, il fatto che i protagonisti stessi sono gli artefici del loro male.
Immobili in una situazione che credono essere la conseguenza della vita precedente: non far nulla per migliorare, per restituire una dignità ai loro giorni, ai piccoli lavori che eseguono per sopravvivere.
Nella casa museo di Gandhi abbiamo speso una mattinata: un museo ultra tecnologico fatto di esperienze sensoriali ed oggetti vari che sfiorati, toccati, premuti o soffiati, attivano suoni, colori e video che ripercorrono la vita, le idee e le battaglie del Mahatma.
L’esperienza è completa e suggestiva complice appunto la cura con cui sono realizzate le sale.
Ognuna di queste è organizzata in maniera tale da rimarcare un concetto od un evento chiave della filosofia di Gandhi.: far girare il telaio (simbolo della nazione) ed attivare un discorso da ascoltare, ruotare la colonna delle 11 regole ed ascoltarne il significato mimato dalle mani armoniche di un danzatore, suonare l’armonio e vedere completarsi i simboli delle religioni del mondo proiettati sul muro: queste alcune delle semplici ma nutrienti esperienze fatte da installazioni artistiche e tecnologiche degne di nota.
Merita tempo lo sguardo del Mahatma: premendo su una delle prime pagine dei quotidiani del suo tempo vengono proiettati gli occhi di Gandhi sul muro e lo si vede rasserenarsi, sorridere o lacrimare con una espressività che non pare possibile a due soli occhi, attori protagonisti senza l’appoggio del viso.
L’ installazione più stupefacente è forse quella relativa alla colonna luminosa in grado di attivarsi solo attraverso una catena umana che inizia e termina su due piastre metalliche al lato della colonna stessa.
Darsi la mano e restare uniti; se qualcuno della catena molla la mano la luce si spegne.
Semplice, arcaico e purtroppo così lontano dal nostro quotidiano da sembrare puerile.
Se non è un insegnamento questo…
La visita termina nella semplicità delle stanze di meditazione e preghiera culminando, purtroppo, negli ultimi metri che Gandiji percorse prima di essere uccisi.
Gandhiji (gandiGi la pronuncia) , è così lo chiamano in segno di rispetto, come fosse ancora vivo e come fanno con le persone ad oggi veramente importanti.
Eppure la grande anima (Mahatma) ha fallito in due obiettivi: i diritti delle donne e l’abolizione delle caste. Il paese è libero ed indipendente ma le prime sono trattate ai limiti dei diritti umani ed impiegati in lavori di forza da aggiungere a quelli che, per errata cultura, definiremmo loro tipici, le seconde, le caste, sono il nucleo del motore sociale e la zavorra che non permette il decollo vero ( sul serio questo paese è considerato una delle potenze emergenti??).
Piove e piove forte, così le strade si riempiono di ogni cosa e con poca sorpresa constatiamo che non esistono le fogne e che non esistendo marciapiedi ogni cosa viene sversata in strada.
Ci hanno raccontato che a volte ci sono topi che invadono case e i pochi occidentali eseguono disinfestazioni programmate per evitare scarafaggi e formiche ( ne abbiamo viste di così grosse da farsi notare, in strada, dal secondo piano della casa…).
Il racconto migliore del giorno è relativo al fatto che le scimmie che abbiamo visto in strada sono davvero molte e molto aggressive.
A volte riescono ad entrare in casa e addirittura ad aprire dispensa ed il frigo : senza i rinforzi al seguito è difficile dimostrare chi è il proprietario di casa. La ragione sta nel fatto che non puoi picchiare od uccidere un animale anche fosse per difesa personale.
Basti pensare che il topo è il veicolo del Dio Ganesh, che le scimmie sono sacre e che quindi puoi scacciarle ma come si deve.
Non importa se rientrando dal lavoro le dovessi trovare sul tuo divano con la tua birra. È un problema tutto nostro, occidentale.
Loro il frigo, la casa vera e propria non ce l’hanno.
“Se non guardi il male, se non ne parli, se non lo ascolti, allora non esiste“.
È questo il significa delle 3 scimmie che si tappano occhi, bocca ed orecchie ed ancora una volta un insegnamento di Mahatma.
Spostandoci in auto incrociamo mucche che procedono contromano e sgangherati scooter con 4 passeggeri: il casco è obbligatorio solo per gli uomini, le donne invece possono morire più liberamente.
Un gruppo di scolarette è felice delle mie foto, sorride e posa per me.
Ci tengono a salutarci stringendoci la mano, semplicemente.
Ridono realizzate e negli occhi bianchissimi che si stagliano sul viso cioccolato non riesco a vedere l’ombra di un male o di una privazione.
“Hello, hello”, ridono forte.
Viene naturale pensare molto e confrontarsi con situazioni e persone diametralmente opposte, viene spontaneo annusare l’aria, l’atmosfera ed immaginarsi mille vite e calarsi in filosofie stupefacenti ma lontane per la loro semplicità.
Abbiamo conosciuto un ragazzo italiano, romano, ma ha passato gli ultimi anni a Berlino per studio. Ora sarà quì fino a gennaio: bambinone cresciuto e sprovveduto, partito senza progetto e con una buona famiglia alle spalle.
Si sente navigato ma sa poco di India, viaggi e credo anche della vita. Non ha mai lavorato, è qui per cercare lavoro o forse per studiare.
Nel frattempo chiede in giro, fa amicizia, gira nei cinema e parla dei film indiani con i tassisti. Idee poche e confuse al punto da non conscoere le precauzioni basilari per le malattie del luogo. Cerca una casa, un lavoro, si è iscritto ad un corso di lingua, ci parla di come new delhi sia simile a Roma. Ve lo dico io quanto: niente.
Il guardiano all’ingresso del comprensorio delle case dorme, radiolina alla mano e divisa impeccabile.
Fa ridere la loro super organizzazione che si rivela poi sempre e solo una facciata: all’ingresso dei tempi ci sono metal detector…di legno. Hanno qualche led luminoso ma nei fatti l’uomo in divisa ragiona de visu.
Annotano, scrivono, controllano, scrutano. Una finta organizzazione e qualche furberia per turisti.
L’India è un viaggio da esperti ma da persone realmente semplici. Speriamo di essere all’altezza.
Domani Varanasi, città sacra.
Spero di riuscire ad inviare qualche foto.
Ma tanto che importa, non state mica leggendo davvero questo diario, no?
Massimo.
P.s. Soffiando nella fontana del respiro, a casa di Gandhi, diradandosi la nebbiolina mi è apparsa sull’acqua la scritta “BE TRUE”… Ci ho pensato su per le succesive due ore.
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