Jaipur, finalmente

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Oggi inizia il nostro tour in Rajasthan.

Prima di cominciare il racconto, stavolta breve, prometto: non so se troverò connessioni internet ed in ogni caso è un’impresa utilizzarle visto che sono instabili. Quindi le fotografie che alcuni hanno chiesto via sms o whatsApp tarderanno e se tarderanno troppo sarete invitati tutti a cena al nostro ritorno, prometto !

L’autista dell’agenzia che abbiamo contattato arriva puntuale per le 8 e la favolosa Tata Indigo ci aspetta in strada, massacrata dall’incessante monsone.
La macchina è decente e con aria condizionata, più spaziosa di quanto credessimo.
Il viaggio durerà circa 6 ore per una distanza di, reggetevi forte, 300 km !!!
Le strade sono pessime e piene di presunti lavori di ammodernamento. Se le donne caricano calce fatta di sterco e sabbia sulla testa, se gli operai hanno martelli e picconi con manici spezzati e costruiti legando ferro a manici improvvisati, ho idea che i lavori dureranno qualche secolo.
Le mucche qui in direzione Rajasthan dividono le carreggiate stradali con qualche cammello e rari elefanti da lavoro così la situazione vista fin qui, se possibile, peggiora.
Il nostro autista guida come fossimo in un videogame: sorpassi a vita persa, guida contromano ed accennati speronamenti per ottenere precedenza.
Il problema è che in caso di incidente non comparirebbe la scritta game over e non saremmo rimessi in strada.
Tutto sommato è un buon guidatore ed il fatto è che si adegua alla situazione. Si chiama Amrik e parla inglese, così ci racconta che viene dal Punjab, che lavora 20 ore al giorno e che vede la famiglia per 5 giorni ogni sei mesi.
Il lavoro di guidatore è terribile e sottopagato visto che loro lavorano sotto padrone ma è molto meglio dell’operaio, sempre che tu sia di una casta che ti permette di lavorare o che sia, come lui, di altra religione.
Chi studia, ci assicura, trova lavoro. In effetti fuori delhi vediamo new city di centri commerciali a palazzi di molti piani.
Forse l’India che avanza , quella fatta di Indiani tecnologici, banchieri ed affaristi è questa, ma dura davvero poco.

Dopo pochi km infatti siamo ancora nelle campagne, nel traffico, nelle buche e sotto un sole che scotta. Lungo il tragitto ci sono sporadiche stazioni di servizio e varie latrine. Ci fermiamo in una che si rivela abbastanza pulita.
Il viaggio è fatto di chiacchiere, condivisione pavesini con autista, sonno e queste righe scrivervi 🙂
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Jaipur, la capitale dello stato del Rajasthan è chiamata la cittá rossa. Appena arrivati ci inerpichiamo su una strada strettissima e lastricata ai lati della quale ci sono maiali neri che mangiano immondizia, ovviamente mucche e bambini vestiti alla grande per andare a scuola.
A monte della salita c’è l’Amber fort, costruzione fortificata chiamata così per via del colore delle pietre con cui è costruito ( dovreste forse vedere le foto qui sopra) .
Il viaggio allucinante trova giustificazione anche solo in questa visita. Diviso in 4 aree occupa un paio di ore di tempo fra soffitti decorati, splendidi paesaggi ed incantatori di serpenti (la sto facendo breve stavolta).

Il secondo posto dove ci facciamo portare è il City Palace, nome eloquente per un posto bellissimo al centro di Jaipur. Molte foto e qualche chiacchiera di confronto con turisti occidentali ed uno stordito inglese che confessa di non riuscire a farci la foto richiesta perché non ha mai deciso di comperare una macchina fotografica…viaggiare senza foto è la negazione del viaggio così lo ringrazio fintamente ma in realtà lo allontano come fosse lebbroso.

Ci soccorrono due tedeschi che, come noi, erano stati poco prima oggetto di molte foto dei turisti indiani. Evidentemente la statura e la carnagione chiara rende le loro foto un trofeo per gli amici.
Ci fermano, ridono, si fanno le foto in gruppo, ci abbracciano contenti.
Li lasciamo fare come fossimo vere star alla prese con i fan.

La città è più tranquilla qui anche se non è comunque possibile girare a piedi se non per qualche centinaio di metri: strade malmesse e nessun nome della strada agli incroci: orientamento azzerato e tuk tuk da contrattare ( nel frattempo abbiamo deciso di concedere all’autista il meritato riposo in vista di domani).
Il nostro albergo è molto bello ed è al fianco di una casa che anni fa credo fosse in costruzione e che oggi è abitata da una colonia di scimmie : ovviamente, comandano le operazioni indisturbate.
Hotel pulito e favolosa terrazza privata da cui fumare finalmente un sigaro dopo aver chiesto se non fosse un offesa per loro: molto spesso infatti chiedono se, entrando in un edificio sacro o no ( anche nei rari pseudo centri commerciali) hai con te del tabacco in qualche forma.

 

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Strepitoso il lucchetto che funge da chiusura della stanza!!

La cucina indiana incontrata fin qui è più o meno in linea con i VERI ristoranti indiani di Roma: quelli dove la maggior parte della gente non mangia perché sporchi. Tutto molto piccante e speziato ma gustosissimo ed ovviamente economico ( si riesce a mangiare anche troppo con circa 3 euro a testa). Samosa a non finire.
Non ci sono che rarissimi fast food in vostro salvataggio, quindi cari turisti da strapazzo, potete rimanere a casa, finalmente !

Alcolici: questione dolente visto che nelle città c’ è spesso un solo posto che ne vende e chela fila è chilometrica.
Non è praticamente mai possibile mangiare in strada causa condizioni igieniche veramente border line scordatevi quanto visto in Thailandia o Malesia quindi.
Stesso discorso vale per i bazar che vendono per lo più stoffe e, specialmente qui, gioielli fatti a mano: ognuno vi dirà che le pietre sono preziose e vere ma sono pochi i negozi  certificati e di certo non sono nei bazar.

Se le scimmie avranno finito di urlare e strapazzare i fili del telefono riuscirete a leggere questo pezzo ed anche a vedere delle foto.

A presto, spero. (Domani saremo a Bikaner)

Massimo

P.s. Per gli amanti del genere: le scimmie hanno più intuito e manualità delle bionde !

P.P.S. Anche se il topo è il veicolo del Dio Ganesh non è bene che questo entri in ufficio ( racconto di Alessia la nostra amicha di Delhi) e che i vostri colleghi continuino a dire che è un bene che il topo sia venuto da voi rifiutandosi di cacciarlo !!!
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One Comment (+add yours?)

  1. ramid72
    Ago 31, 2012 @ 17:18:24

    Attendiamo nuovi appunti di viaggio e vi salutiamo, ma ste foto arrivano ?

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