A casa di Markus Prock

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Da Vipiteno, verso Meiders, abitato piuttosto piccino ma ottimo avamposto per escursioni di lungo o medio raggio.

Appena dopo il ponte Europa, il tratto di strada a pagamento, al di là del bollino autostradale austriaco, nei pressi di Inssbruck

Lungo la strada si dipanano piccoli abitati non molto vivi, silenziosi almeno in estate, ricchi di ricettività, di verde attorno, di panorami rassicuranti e freschi. Meiders, poco fuori dal vero “centro”, ha strade private, in salita, boschetti e robot che vanno girando per tagliare l’erba in totale silenzio.
Abbiamo affittato un appartamento, come spesso negli ultimi 2 anni, per avere libertà e versatilità per le bambine.

Inconsapevolmente abbiamo affittato un intero piano della casa di Markus Prock, ex slittinista olimpico, ora dirigente sportivo.
Un incomprensibile “promozione” che porta, per lo stesso prezzo, ad avere 3 camere ognuna con bagno, un salone con cucina annessa, un lungo corridoio, un accesso al giardino esterno, il tutto per lo stesso prezzo (circa 180€) di quanto detto senza le ulteriori due camere e bagni dei quali, in effetti non abbiamo bisogno.
Fra l’altro affittare appartamenti, stare in hotel concede la stubaicard, una carta per sconti ed attività varie incluse nel prezzo.

L’appartamento ha l’aspetto di una baita, completo di porta sci e scarponi, arredamento in orrendo pino russo anni, una scelta anni 80 della quale erano invase le case in campagna, le taverne, le famigerate sale hobby.

Fuori la valle del ghiacciaio Stubai (Stubaital) tante opzioni per passeggiate, un piccolo centro, la base di partenza di una ben organizzata funivia che porta su, da dove partire per escursioni, dove visitare laghetti, dove ci sono giochi per bambini come in grossa parte dell’Austria.

Immancabile la funivia Serlesbahnen che porta appunto sul monte Serles dal quale riscendere con funivia stessa oppure con la bellissima pista estiva per slittino, curve, tornanti, dislivello godibile che però non proveremo perché con le piccole non è di certo ottimale.

Di questi primi giorni mi colpiscono gli odori, il molto legno, molto verde, molto fresco, il tutto ordinato, il fatto che come ormai ovunque, tutti parlino un discreto inglese che consente di capire, viaggiare, condividere, comprendere.

E’ tutto morigerato, calmo, organizzato a parte il carattere di Beatrice e Matilde che negli ultimi giorni ha reso ore impossibili fra pianti, capricci, comportamenti ai quali pare impossibile reagire mantenendo la calma. Il cambiamento, lo spostamento, la curiosità per nuove case ed ambienti evidentemente sposta equilibri, stanca loro, noi e rende le dinamiche quotidiane in salita, al di-là delle escursioni in montagna.

Strade perfettamente asfaltate, curve perfette da moto ed una tranquillità che era quello che in effetti si andava cercando, al netto appunto di imprevisti nervosismi: forse la soluzione in questa fase è stazionare in un posto, una casa che faccia da centro nevralgico per piccoli spostamenti, cosi che possa fungere da nuovo luogo, nuova casa riconosciuta, esplorata in principio e poi vissuta più linearmente. Meno tappe insomma ma comunque tante attività.

Mi colpisce come, ma era del resto scontato, mentre si era abituati a fare, vedere, esplorare, salire, scendere ecc, consapevoli del bel posto, del bel paesaggio, del ghiaccio o quanto offrisse il paese, ora ci si debba in qualche modo abituare ad una idea di viaggio diversa, non minore ma diversa.
Le bambine guardano a noi, alla ricerca di una quotidianità metafisica, al di là dell’esperienza quindi specifica del posto, del paesaggio. Hanno in loro un segreto ormai imperscrutabile d ogni adulto: sono sagge, e come tali gli basta un piccolo parco, un sorriso, un gioco da fare insieme anche se inventato, “sottomano di papà”. Che il parco sia a casa, in Austria, sotto un ghiacciaio non importa.
E’ questo distacco il segreto della felicità? Me lo spiegarono gli indiani, stentai a capirlo, arrabbiato dai capricci ho stentato in questi giorni. Non sono capace di questa assoluta felicità ma sto imparando a “regredire”, distaccandomi dal resto per raggiungerla

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