Auguri papà
Mar 19
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19 marzo xxxx
Ogni anno la stessa storia, lo stesso percolato di sensazioni, la stessa gente, chiusa in pasticceria, perché “come fai a non comperare i bignè” ?
Da qualche anno 19 marzo, senza mio padre, ma non è questo il punto, almeno stavolta.
Mi risuona chiarissima, nella cassa di risonanza della mia testa ancora troppo vuota, una canzone
forse il centro di tutto è quella mano che mio padre mi appoggiò sulla testa questo è quanto mi resta un ricordo profondo grande come il mondo questo gesto che mio padre ebbe il cuore di fare questo gesto d’amore mille volte più potente di un pugno in questa notte di giugno in cui scrivo mi fa essere vivo pronto ad essere padre a mia volta e a spiegare a mio figlio bambino come ogni destino si unisce si confonde e si intreccia in comune con le altre persone gli dirò che ogni schiaffo e ogni pugno che è dato ogni piccolo diritto che nel mondo è violato è una ferita per tutti gli esseri della terra e finché non c’è giustizia ci sarà sempre guerra .
Così, mentre odio i forzati della pasticceria romana, ogni sera del 19 marzo, penso che in ufficio sono l’unico senza un disegno stentato affisso alle spalle.
Il più delle volte i disegni fanno pietà e non sarebbero da affiggere se non per ridere. Ed il bello è che con questo non voglio dire nemmeno che vorrei essere padre perché poi c’è di mezzo la Thailandia, la Birmania, i viaggi zaino in spalla, la vespa, la moto, i km d’estate, dormire dove capita, tornare a casa e vedere un film che hai già visto tanto per gustarti le battute migliori, uscire in piena notte per i cornetti caldi, le foto a Roma di notte, le fiere motociclistiche su e giù per la penisola, le corse di motocross, la musica ad alto volume, la pasta nel cuore della notte, vino e amici fino alle 3, sigaretta libera e Campari ad aperitivo cena e colazione.
Tutto pensato di un fiato, poi spezzato, contraddizioni naturali, il tempo che scorre, 33 all’orizzonte. Compirò gli anni di Cristo, ed a parte qualche miracolo, direi che siamo pari.
Lui per ora è molto più famoso ma io sono stato a Caponord, per dirne una, mentre lui si è fermato ad Eboli (Credo comunque fosse un problema di traffico sulla Salerno Reggio Calabria).
Allora stasera, come al solito, uscirò dall’ufficio guardando i disegni affissi sul muro dietro le scrivanie non mie, andrò a casa leggendo distrattamente un libro che mi rammaricherò di aver letto distratto.
Poi mi infilerò in una pasticceria di periferia dove a quell’ora saranno rimasti l’esatto opposto dei bignè che avrei voluto:
li volevi cotti al forno perché in realtà li preferivi fritti, ma visto che poi non ci sono mai e che ingrassano di più ti eri deciso per quelli cotti al forno ?
Bene, ci saranno solo fritti.
E viceversa, ovviamente.
Mi fingerò in ritardo, guardando l’orologio che non indosso, sorriderò al pasticcere indaffarato, dirò qualcosa di stupidamente vago tipo : “si, a loro piacciono fritti” sorridendo ancora. Tutto come dovessi giustificarmi.
Riceverò in cambio un sorriso e continuerò a chiedermi come debba essere il 19 marzo per un pasticcere che entra a casa e magari ha si i figli ma non i bignè di San Giuseppe..oppure li ha, ma non sono i suoi (i figli..non i bignè!)
E comincerò a fantasticarci su, a scriverci una storia che non finirò mai, immaginerò di terminarla con un omicidio (si, la violenza c’è spesso in quello che scrivo, e allora?)
Allora andrò verso casa gagliardo come un condottiero e sorriderò a chiunque incontrerò lungo la strada: fingerò con i passanti che non mi conoscono: potrò far finta che quel pacchetto perfetto sia per mia moglie, i miei figli.
Poi i metri che mi separeranno da casa diminuiranno ed allora io mi struccherò e da clown ridiventerò me stesso. E forse questo farà anche più ridere, non so.
E salirò le scale felice, perché, mangeremo più bignè visto che siamo soli in casa, e li mangeremo fino a tardi, senza nessuno che deve ruttare, dormire, piangere, stranirsi perché vuole dormire ma deve anche far capricci chissà perché.
Salirò le scale felice, perché che siano fritti oppure meno avremo bignè alla crema e questo, per un eterno bambino, vuol dire felicità;
salirò le scale felice perché non so ancora come è il 19 marzo di un pasticcere ma so com’è quello di un presuntuoso viaggiatore.
E soprattutto, salirò le scale felice, perché non so ancora come sarà il mio prossimo 19 marzo.
Ed in ogni viaggio, che sia lungo una vita oppure meno, l’incertezza ti spinge ad avere un progetto, un’idea, ad andare avanti.
Massimo
P.S. Ah, dimenticavo, proverò a comperarli cotti al forno. Quindi ingrasserò visto che li avranno solo fritti.
P.P.S. Il recente cambio di stanza, qui in ufficio, per ora non ha lati positivi ed il più negativo è che siamo lontani dall’asilo dove ora, con la bella stagione che arriva, i gridolini dei bambini sarebbero stati un diversivo divertente…
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