Una città, tante città. Fra i templi buddhisti ed il mercato delle mogli.

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Shanghai è un’Asia differente perché concentra in se realtà molto diverse, modalità di vita ed architetture diametralmente opposte.

Lunghi viali di importanti negozi dei marchi più famosi del mondo dai quali, in due traverse, si arriva a casette più basse, ristoranti tradizionali, venditori di pesce che espongono in strada. Il quartiere della concessione francese ad esempio è come fosse una cittadella a sé stante: quasi un ghetto per occidentali espatriati, cinesi amanti di ristoranti alla moda, vecchie case tradizionali ora ristrutturate e molto costose. Con una fermata di metro o meni, camminando, si cambiano prospettiva, scenario, utilizzo della città.

Rimane comunque un forte alone storico, mistico, che forse qui a shanghai è piuttosto sommerso ma ancora presente e che altrove si presenterà con più carattere. Una mattinata va spesa ai templi buddhisti che nel mezzo della città, fra i grattacieli, rimangono isole piuttosto tranquille e dorate.

Lo Jing’an temple, soprattutto, seppure meno famoso di quello del Buddha di Giada e pur senza celare opere d’arte considerevoli, si staglia chiaro con un portale di ingresso che immette nel grande cortile; da questo, fra il fumo degli incensi votivi si accede alla vista del tempio vero e proprio, articolato su due piani. Tranquillo ed ottimamente tenuto, finanziato da donazioni e da biglietti di ingresso considerevoli, è animato numerosi giovani monaci, impreziosito da statue dorate e portici in legno. Fra i canti dei monaci che paiono intenti nell’ iniziazione di una fedele troviamo riparo dalla pioggia battente, incuriositi dalla pace di certi ambienti più riservati, di lato a quella che pare una navata centrale. Seduto fuori dalla casupola che contiene un Buddha grassissimo dal sorriso sereno sparo fotografie a dettagli del tempio, alle persone, ai piccoli cinesini non ancora corrotti dagli usi piuttosto inurbani degli altri adulti che in città vanno sputando in terra, parlando con tomo di voce altissimo, non rispettando code e regole più generali di condivisione e buona condotta.

Una tavola calda con equilibrismi linguistici mediati, stavolta, dal vedere i piatti già pronti da scegliere: tutto ottimo seppure immangiabile causa bacchette e carne con ossa. Perché questa ostinazione nel cucinare alimenti che per tipo e dimensione non sono mangiabili usando quegli utensili?

Il primo pomeriggio è dedicato al tempio del Buddha di Giada, invero piuttosto nascosto rispetto agli edifici principali del tempio vero e proprio e fin troppo decantato nei dettagli e nelle dimensioni che risulteranno piuttosto inferiori alle aspettative.

La giornata è piuttosto vuota e lenta causa pioggia ma nei primi giorni questo viaggio è inaspettato quanto bello: di fatto non avevo mai viaggiato con mia madre, così lontano da casa, in un paese così diverso per lingua, usi e costumi: ogni giorno è una piccola avventura, una groviglio complicato di attenzioni e tutele da adottare, di camminate lente e piccoli riposi, di rientri in hotel e risate, soprattuto durante i pasti per le difficoltà nello scegliere e nel mangiare con le bacchette.

La serata invece, dopo cena, è tutto Bund: la camminata lungo il fiume regala qualche km di una meravigliosa visuale sui grattacieli della città: soprattutto di notte il tratto è preso d’assalto da persone in cerca della foto perfetta e fino alle 23, orario di spegnimento delle luci delle torri maggiori, è tutto uno sgomitare per guadagnare qualche prezioso comunque di spazio utile ad una migliore inquadratura. Le nuvole purtroppo spesso nascondono la punta di alcuni grattacieli ma lo sfondo è assolutamente di rilievo così che anche solo con un telefono cellulare si ottenga qualcosa di buono. Inutile chiedere ai passanti di scattarvi una foto visti i risultati: grattacieli e gambe tagliati, pali al lato dell’inquadratura e fotografie che contengono per gran parte il pavimento anziché lo sfondo.

La Shanghai del giorno dopo ha un colpo d’occhio differente offerto dal ritorno di mia sorella che vivendo qui da un anno e qualche mese, nonostante l’assenza di mio cognato più esperto di orientamento ed usanze del posto, ci ha riservato scorci e spunti inaspettati.

Ogni fine settimana, nel parco di People Square, si tiene il mercato delle mogli: genitori di mezza età espongono colorati ombrellini sui quali sono affissi cartelli contenenti i dati dei propri figli. Sostanzialmente il mercato è una sorta si spazio di contrattazione dove le famiglie concordano i matrimoni dei figli suola base di peso, altezza, età, lingue parlate, luogo di residenza. Quello che credevo essere un evento turistico appartenente alla tradizione del passato è invece reale ed assolutamente attuale nella sua aberrante tristezza ed infelicità alla quale immagino saranno relegati gli improvvisati sposi.

Quello che mi incuriosisce ora è il mercato dei grilli da combattimento dove sedicenti allenatori preparano gli insetti per futuri combattimenti sui quali, ovviamente si può anche scommettere. A questo mercato ed ai combattimenti relativi spero di dedicare tempo al ritorno qui in città dopo le altre tappe.

P.s. sotto casa di mia sorella c’è un piccolo campo da basket. Inutile dire che sono sceso per una gara di tiro con giovane cinese che parlava anche inglese. Gara di ritorno fissata per il 28

P.p.s appena ho connessione stabile galleria fotografica

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