Perth, Australia: partiti!
Lug 21
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Gli aeroporti sono un non posto fatto di attese e code silenziose, di gesti ripetitivi e di ansie condensate nelle procedure dei controlli prima dell’imbarco. Il volo scompensa ed incute timore, soprattutto se lungo un giorno intero.
Stavolta scorre fra qualche film e pasti colorati, fra generosi i drink dei miei vicini e le bellissime liti a gesti fra il violinista grasso e l’anziano indiano seduto dietro di lui: uno accordato lo strumento a suon di diapason mentre aspettava di partire s’era deciso a dormire per tutto il volo, l’altro schiacciato dal sedile si lagnava ad ogni movimento e chiamava l’hostess in aiuto.
Ci sono gesti, tipo una mano brandita, che bypassano ogni differenza di lingua: parli inglese? Tedesco? Francese? Al terzo no il grasso violinista ha spiegato le sue intenzioni più chiaramente guadagnando il meritato riposo.
Niente alcolici per me: senza la saggezza dei barman, senza i loro aforismi e le loro frasi risolutive, che whisky sarebbe?
Non capiremo mai perché nel modulo da compilare alla dogana medicine per il mal di testa, armi da fuoco e droghe sono accomunate dallo stesso spazio dichiarativo: una pistola od un imodium per loro è la stessa cosa. È andata peggio al tedesco in coda prima di noi che ha deciso di mangiare seduta stante il suo prosciutto per evitare di buttarlo.
Per me domande thriller: la guardia senza un buongiorno o buonasera mi ha chiesto se avessi per caso delle salsicce nello zaino, segno che la faccia da amante delle norcinerie ce l’ho sul serio.
Perth al primo contatto è sonnolenta ma organizzata, poco abitata. Fa freddo con un clima variabilissimo che alterna sole a vento e pioggia.
Leva il giubbino, metti il giubbino, su l’impermeabile, metti via la macchina fotografica e via così a ciclo continuo.
Dalle 17 la città è deserta ed i ristoranti servono la cena fino alle 21.30 solo quando dichiarano in bella vista “late dinner”: nessuna cucina tipica avvistata. Solo hamburger, fritto di patatine o pesce, ristoranti etnici.
Tutto mediamente costoso: su tutto l’acqua che come in germania costa più degli alcolici. 3,5 dollari per mezzo litro.
Perth è spazi e silenzio, traffico scarso e lento che scorre fra grattacieli non troppo alti e piante secolari di eucalipto vivaci vie commerciali spaccano isolati di edifici contrastanti: coloniali stile inglese, grattacieli, banche e piccole chiese o cattedrali. Le persone sono gentili e si nota una evidente mescolanza di etnie fra italiani, anglofoni ed asiatici: tutti parlano un inglese sgangherato di difficile comprensione a causa della velocità e della pronuncia.
Il primo giro dopo il primo contatto in città è stato a Fremantle, cittadella vicinissima, raggiungibile con un treno, 20’ di viaggio e 5 dollari: attrazione del posto il vecchio carcere della colonia penale inglese. I criminali venivano inviati qui per costruire, bonificare. Il carcere ha chiuso nel 1991 ed è perfettamente mantenuto e raccontato dalla guida: ammesso che riusciate a capire la mitragliatrice delle sue parole. Sito patrimonio dell’unesco vale del tutto la visita seppure tradisce un po le aspettative e se non sembra così duro paragonato ad altri simili visti per esempio in Cambogia: qui negli anni ai carcerati sono state via via concesse elettricità, tv ed attività ricreative. Sono possibili diversi tour più o meno lunghi, alcuni nei sotterranei, ma le visite scorrono lente e piuttosto romanzate dalle guide.
A Fremantle abbiamo conosciuto per caso un italiano che lavora in un negozio di didjeridoo: sta cercando da tempo di ottenere un visto definitivo per vivere qui ma a quanto dice è tutt’altro che facile seppure è riuscito a portare qui moglie e figlio. Ci ha dato dei consigli di viaggio in considerazione del clima, visto che qui siamo in inverno ed abbiamo rivisto un po’ la nostra idea di tour.
Ah, il didjaridoo è piuttosto difficile da suonare ma affascinante visto che è composto da un tronco di eucalipto rifinito dall’uomo ma svuotato dalle termiti.
In città a parte una torre panoramica ed un bellissimo parco con annesso giardino botanico che offre scorci panoramici non c’è molto da vedere o fare: dopo un paio di notti però si apprezzano organizzazione e tranquillità imparando quali sono le vie migliori per shopping o ristorazione.
Quello che non ho compreso è l’assurda voracità dei cinesi al buffet della colazione qui in hotel ed il loro non saper usare il coltello con conseguenti scene comiche: li ritroviamo ad ogni latitudine e sono sempre sorprendenti a livello ignoranza e scarso senso civico in senso lato.
Quello che mi è mancato e un ripasso di geografia astronomica e di quelle dinamiche che determinano la stranezza per la quale mia madre mi urla al telefono di quanto faccia caldo mentre qui giriamo con il piumino maledicendo un bagaglio povero di maglie a maniche lunghe: di fatto non ci aspettavamo un freddo così pungente.
Siate onesti, nessuno sa bene cosa aspettarsi dall’Australia: è un posto che non si legge sui giornali e che fa notizia due volte l’anno: una a capodanno perché mentre tu sei li che ti strafoghi a tavola scorrono in tv le immagini della mezzanotte australiana già passata, ed una in periodo di esami di maturità perché spunta sempre la falsa notizia delle tracce dei temi di italiano che in australia sarebbero già uscite e trapelate.
Abbiamo pensato di affittare una macchina per qualche giorno e di guidare sulla strada costiera fino a Broom o Darwin ma il costo è piuttosto alto e per un noleggio fino al 01/08 avremmo speso 2500 euro!
Abbiamo deciso di spendere meno arrivando a Darwin, al nord, in aereo e di scendere verso sud in auto, guidando in zone molto differenti, più desertiche, per arrivare ad Alice Spings da dove fare escursioni nel deserto.
Prima però deserto dei Pinnacoli, a 200 km da Perth con un’auto noleggiata per un giorno e, tornando a Perth, new Norcia, tanto per non sfatare il mito della guardia di frontiera che dicevo sopra.
P.s. Ci dicono di non guidare dopo le 16 per evitare di investire i canguri che al tramonto invadono le strade.
P.p.s La connessione web è indecente: niente foto per ora!
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