19/07/1992

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Come sempre i più grandi eventi della storia ci costringono a ricordare anche anni dopo cosa stessimo facendo in quegli istanti. Il brutto sta nel fatto che la nostra ordinarietà cozza con la specialità e la straordinarietà dell’evento stesso così che questo ci imponga di ricordare banalità che finiscono per farci sentire in colpa. Mentre cadeva il muro di Berlino, al massimo, ero in coda per salire sul mio scuolabus così che di riflesso mi sarei poi sentito in dovere di viaggiare e capire, colmare un vuoto indicibile ed inspiegabile.

Ecco perché oggi devo parlare del Videoregistratore . Il primo per me.

Il fermo immagine:

Luciano che da poco si è trasferito li mi sta aiutando a capirci qualcosa. 19 Luglio 1992, fa caldo, le cicale quando mi fermo ad ascoltarle paiono aumentare il loro volume per un gustoso dispetto. 

Fuori è sole e campagna, spighe secche, terra spaccata da una calura di una estate da affrontare spensierati in bicicletta e canottiera.

Ecco, ricordo la mia felicità per poter registrare film e rivederli, recuperare quelli trasmessi a notte fonda quando il sonno sapeva vincermi a causa una stanchezza bellissima, quella della scuola finita e delle giornate spese ad alzarmi presto comunque per vedere l’effetto che avrebbe fatto guardare la mattina ed il suo fresco, vivere le ore senza un vero obiettivo, rallentando.

Mio padre fece un sacrificio per riuscire a comprare quel videoregistratore
avendomi visto star su la notte per questo o quel film, sentendomi chiedergli di vederne uno con me per poi finire addormentato sulla sdraia nell’inspiegabile fresco del nostro salotto.

La giornata dell’acquisto, invece, meriterebbe un capitolo a parte: quel giorno andai a lavoro con mio padre, conobbi le persone che lavoravano con lui: ci accompagnò uno di loro che di secondo lavoro faceva il commesso in un negozio di elettonica. Carmelo Basilotta, che non mi chiedete perché ma mi è rimasto impresso mentre guida il suo Si della Piaggio e mette la freccia old style, indicando con le mani. Poi me lo ricordo quando era il periodo dell’invetario li al supermercato e mio padre si fermava a lavorare fino a tardi: una volta vidi Carmelo mangiare a morsi un torrone intero, tenendolo in mano come se fosse un panino.

Torno in tema: quel cercare di rimanere sveglio e finire per addormentarsi era la sua maniera, la maniera di mio padre di stare con me nonostante fosse stanco per essersi alzato presto la mattina, per essere rincasato tardi la sera. Quei pochi minuti di film erano un regalo per me, visti con lui.

Guardavo lui visto che il film era meno interessante e che il più delle volte lo conoscevo a memoria potendo distogliere sguardo ed orecchie. Il suo iniziare a russare era ritmico e dolce così come il suo far finta di non essersi addormentato.

Quel suo viso gonfio di sonno, deconcentrato e confuso dal risveglio improvviso, quelle parole mormorate, “‘nciafrugliate”.

Ecco il mio videoregistratore quali immagini ha conservato. 
Quando Luciano collegò tutto registrammo dalla tv.

Era appena stato ucciso Paolo Borsellino. “Hanno ammazzato n’artro giudice” mi spiegò.

E capí tutto perché la tv mi aveva insegnato parecchio quando ancora si poteva vedere, quando era meno scialba e compromessa.

19/07/1992.

Borsellino era stato ucciso sotto casa di sua madre. Autobomba.

Telegiornali, silenzi di mia madre davanti al tg ed il suo mescolarci i discorsi relativi al rapimento di Aldo Moro.

I miei sono stati testimoni oculari della guerra prima e degli anni di piombo poi: vederli assorti a guardare quelle immagini, confrontarsi su quei fatti, mi faceva precipitare in uno stato di preoccupazione ma allo stesso tempo in una bolla di protezione data dal loro aver già vissuto,visto.

Inutile scrivere, provare a scrivere, chi era Borsellino, quale uomo di coraggio, cultura e dedizione, capace di assurgere negli anni seguenti ad esempio eretto spesso a metà fra mito e leggenda.

Preferisco così, guardalo oggi, dopo tanto, ancora con gli occhi di quella mia adolescenza fatta di silenzi, problemi mai detti, ferite portate ad oggi e dubbi. 

Un personaggio divenuto impermeabile al tempo come avesse da sempre avuto lo scopo di preservare quanto aveva fatto perché potesse essere da insegnamento.
La videocassetta scorreva registrando. Luciano mi chiese scusa per aver lasciato proseguire il nastro. Lo rassicurai dicendo che mi sembrava di aver capito che le videocassette, volendo, si potessero cancellare e registrare di nuovo e che comunque quella mi sembrava una buona occasione, qualcosa da conservare. Una registrazione accidentale come fossimo stati inconsapevoli testimoni, reporter amatoriali capiti per caso sulla scena.

Non ho mai cancellato quelle parti di edizione straordinaria del tg e credo di avere ancora quella videocassetta in qualche mobile che non ho il coraggio di riordinare, a casa di mia madre.

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