Crescere
Ago 09
Infinito, Racconti capo horn, capo nord, crescere, il milione, infinito, leonardo, marco polo, massimo soldini, mongolia, vespa No Comments
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Sono cresciuto veloce come il mais di Melfi, alto e bello, dice mia madre, ma pure un po storto, vi dico io.
Così ogni mattina passando veloci con l’auto per la contrada di Melfi mi godo le piante di mais e mi piace vedere che da un giorno all’altro crescono fino a coprire la visuale, che si può percepire il cambiamento, che dev’essere meraviglioso, per chi quelle piante le ha seminate, vedere il progresso così veloce, ogni mattina.
Panciuti uomini, incanutiti il più delle volte, dal bordo della strada guardano infatti compiaciuti verso la loro piantagione: lance d’acqua innaffiano a centinaia di metri e tutto mi scorre veloce come se avessi premuto ffwd da qualche parte. I colori si striano lungo i finestrini dell’auto, guardando di lato, così che se faccio resistenza al cambiamento cercando di guardare di lato oltre a schiantarmi perché non vedo la strada perdo anche il gusto di quello che invece avrei voluto continuare a guardare: il mais che cresce veloce e che un po’ sa della metafora della mia vita che sono cresciuto veloce per natura e per scelta.
La radio dice che arriverà un temporale, che le temperature scenderanno, ma io già non respiro e col viso madido ho imboccato l’ultima curva prima della stazione, impigliato in tante cose da fare e nel riassunto di quelle rimandate.
E’ l’estate, mi hanno detto, il caldo.
Ma io mi sento ogni anno svuotato ed un po’ più preoccupato, sempre più bisognoso di tempo per leggere e scrivere, sempre più affamato di ore di silenzio come se avessi qualcosa su cui meditare. Ho fatto una lista di libri che vorrei potare in Cina, sono libri da leggere, altri da rileggere, ma già so che tecnicamente non avrò tempo né forza.
Ma ho sentito il bisogno di fare quella lista.
Ho capito che andare da Leo, conoscere suo figlio, mi ha destabilizzato quella sera e nei giorni successivi, che non riesco ancora a catalizzare tutto questo in parole più chiare ma che il fatto, in sé bellissimo, mi ha condotto in uno stato di anormale agitazione.
E’ estate, pure al binario 3 che per fortuna s’è svuotato forse perché gli studenti sono in vacanza? O forse sono cresciuti, penso io, come il mais di Melfi, come me, veloci veloci, e non sono più in età scolare né universitaria così che il binario 3 si sai svuotato. I papaveri dei quali scrivevo tempo indietro? E’ facile, sono cresciuti e sono morti, infatti al binario 3 non ci sono più.
Ecco, ho capito, si cresce e poi si scompare? Se avessi davvero capito non dovrei pormela come domanda. Intanto il treno corre, a modo suo, e sento che ho fame, che è faticoso mangiare meno, scendere qualche kg. Ecco, è cresciuta anche la fame, tutto cresce allora, è vero.
Io sento ancora i bisogni che sentivo anni fa e forse non sono del tutto cresciuto.
Il mio garage, per esempio, è cresciuto, ho più Vespe! Il planisfero dietro la porta di casa, a Roma, in qualche modo è cresciuto perché ha su più bandierine: è cresciuta l’area del mondo che ho visitato ma è anche vero che è cresciuta l’ansia di andare ancora, di vedere per esempio la Mongolia, di rileggere il Milione di Marco Polo, appunto, di prendere la moto e dirigermi a Capo Horn che dopo Capo nord sarebbe il secondo grande raid.
Si ma intanto è cresciuta la paura: ora faccio meno km l’anno, non giro prima dei viaggi perché appunto ho paura. Se succede qualcosa poi?
E’ passato il tempo, è cresciuta mia madre, ma per uno stranissimo e beffardo malfunzionamento della vita è diventata più piccola di dimensione, così piccola che mi paia più indifesa, piccola da continuare a farmi chiedere se davvero io sia uscito da li dentro. Possibile?
Pare di si, che da piccolo non fossi come oggi, pare che sia cresciuto insomma: beh ecco, ve l’avevo detto.
Pare.
Mi hanno spiegato di certe piante che crescono e poi muoiono ma per delicatezza non mi hanno detto così, mi hanno spiegato che si seccano: credo lo abbiano fatto perché era come se poi potessi ferirmi, rimanerci male: a me è sembrata una cosa bella, un gesto di cura, ecco. Queste piante crescono, si appiattiscono e da un bulbo ne nascono altri, se va alla grande 3, ed io ho pensato a mia madre, a me ed alle mie sorelle. Mia madre, io e loro, e tutto mi filava con il concetto di crescere, la storia di Leonardo, di me e pure del Mais.
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