Bu bu bu gne gne gne

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Finalmente gli strali che ho lanciato per anni verso genitori, zii e parenti in generale  vanno a segno.

Tutti quegli odiosi colloqui fatti di smorfie e stronzate varie sono stati dichiarati, seppure indirettamente, inutili dallo studio di cui potrete leggere alcuni dettagli nell’articolo che vi riporto qui sotto.

Ora posso dirlo ancora più liberamente: SMETTETELA di parlare ai bambini come fosse idioti: VI CAPISCONO.

 

Ho dibattuto e combattuto per anni con adulti resi dementi dalla raggiunta paternità: ora, va a loro un grandissimo vaffanculo in riferimento al loro ripetere : “quando avrai un figlio lo capirai…”

No invece: lo avevo già capito, ed eri “tu” che non avevi capito.

Mammine tutte: fatela finita: bu bubu gne gne, pisciolotto della casa, pisellotto, culottino, cagone della mamma ecc.

I bambini sono esseri umani e come tali debbono comunicare con la lingua in uso, non con sottolinguaggi spesso responsabili di difetti di apprendimento.

Questo spero faccia decadere anche la convinzione che un linguaggio del bimbo fatto di parole rese storpie sia divertente.
DOVETE CORREGGERLI se sbagliano, non dovete assecondarli o rischiate di ritardare il loro processo di apprendimento.

Non adeguatevi alle parole errate: parlate normalmente, ammesso ne siate capaci, ovvio.

Eh, lo capirai quando avrai un figlio: ecco, la conferma che l’essere genitori non conceda la custodia della verità ne conceda una maturazione sta in questo come in altri segnali…

Prendetevela nel culo e portate a casa la certezza che siete stati considerati idioti, per anni, dai vostri stessi figli.

Conosco persone, che qui non cito per decenza, che hanno addirittura sostenuto che parlare a quella maniera (con suoni musicali ed arrotondati come fossimo continuamente in una puntata dei Teletubbies) potesse giovare… ahahahaahahahahh

Un ultimo appunto cari papà e care mamme: smettetel adi parlare continuamente dei vostri figli, soprattutto in ufficio, alla distributore del caffè od in generale con chiunque incontrate: OGNI figlio caga, OGNI figlio non vuole mangiare, OGNI figlio piange per cercare di ottenere quello che preferisce, OGNI figlio ha i suoi problemi a scuola.

Questi accennati, e tanti altri, non sono sintomi di intelligenza estrema ma chiarissimi sintomi di assoluta normalità.

E ricominciate a parlare di voi: esistete in quanto essere umani, nel metafisico senso dell’esistere quindi.

Non esistete perché vostro figlio\a esiste  ne è necessario parlare di lui/lei per dimostrare di essere al mondo.

 Eh, lo capirete, mi scappa di dirvi: ma quando?

Secondo uno studio dell’Università di Pennsylvania, a sei mesi i bebè conoscono il significato di molti nomi comuni. Il loro vocabolario sembra fermo alle lallazioni, ma in realtà iniziano a comprenderci (e in certi casi, a guardarci storto) molto prima di quanto immaginiamo… …continua a leggere qui

 

 

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