Io non scrivo

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Non scrivo, perché sto leggendo e voglio evitare facili influenze. Ho modificato una parte della copertina del libro per evitare di leggere il nome di chi ha scritto la prefazione. L’ho fatto perché è un caso chiarissimo di aggiotaggio culturale e perché non ho resistito dopo la combo di follia letteraria:

  1. Dopo Federico Moccia, i bigliettini dei Baci Perugina, sono stati invasi di frasi di Tiziano Ferro: arriva S. Valentino e quel cioccolatino è vendutissimo in tutto l’anno, figuriamoci in questi giorni. Cosa ha avrà spinto i guru del marketing a questa insana scelta?
  2. Roberto Saviano scrive di tutto e su tutto. Nessuno sa perché, nessuno apprezza ma ormai funziona così: ha scritto un libro che è piaciuto a tutti e quindi, per definizione, dico io fa cagare: come è possibile che sia per ogni gusto risultato bello? Come è possibile che per ogni cultura ed intelligenza sia risultato chiaro? La moda e l’ignoranza: ecco le risposte.

Ho da fare, a lavoro, ho un eritema fastidioso, ho le squadre di basket impazzite causa gente senza orgoglio, ritegno, onestà; gente che che dice, ridice, straparla, va e viene. Così non scrivo, almeno pubblicamente, e trovo conforto nel finto caldo del vagone del treno, quando entrando mi lascio alle spalle l’aria fredda del mattino, quando sonnecchio e riassumo, progetto e programmo, quando leggo il libro che dicevo, quando dopo lente pagine guardo lontano senza motivo e mi pare di vedere le scene che ho appena letto e che sulle labbra io possa sentire il sapore di quelle parole.

Ho sognato mio padre mentre il treno di stamattina sferragliava inumidito, mentre pensavo che non avrebbero dovuto ridipingere i muri del sottopassaggio della stazione perché così abbiamo perso i murales, le scritte, i disagi e le speranze. Ho sognato mio padre anche stanotte. Stamattina ero assonnato ed un po pensieroso. Apranzo faccio 2 passi, tengo la faccia al sole, provo a fare una telefonata.

Non aggiungerò una foto a questo “non pezzo”, “non articolo”.

Aspetto il fine settimana: un piccolo importantissimo viaggio.

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