La felicità e l’essenza del viaggio. Dio viaggia dormendo in ostello

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letto in ostello zagabria

letto in ostello zagabria

Sono le 2 e non trovo posizione nel letto.
Avevo progettato questa come ultima tappa ma sento dentro la meravigliosa ossessione di andare .
Mi sono avvicinato al confine italiano, ma non riesco a tornare. È come se non fosse ancora il

momento, come se mancasse un pezzo che ancora però non conosco.
Girerò la moto in direzione Croazia, ancora una volta, ancora allontanandomi : Fiume, città storica e dall’appartenenza nazionale controversa.

Ancora una notte, ancora un ostello.
Dio, il senso del mio viaggio è nel trambusto degli ostelli, nella babele delle lingue nella cucina comune, nei progetti puntualmente spezzati di rimanere in contatto, nell’odore delle zuppe liofilizzate, nella solitudine serena delle camminate lungo i viali silenziosi di Zagabria, mentre piove e faccio finta di no.
Il senso del viaggio è nei biglietti di saluto di chi hai conosciuto la sera prima, è chiaramente lì, nella sorpresa saporita di quelle poche righe lasciate sotto le tue coperte.
La felicità sta nella fila per la doccia, nelle tazze ancora sporche di caffè, nel ritrovarsi a città di distanza, per caso, come le cose migliori sanno succedere.
La felicità è nelle frenetiche ricerche dei ragazzi che viaggiano in interrail: un treno di notte per andare ancora, nelle coincidenze mancate ai binari della stazione.
Il senso del tutto sta nei km macinati con pochi soldi in tasca, nei pasti frugali da panetteria o nella condivisione delle provviste comprate al piccolo market, da consumare ridendo per nulla, per la fame di notte fonda.
La felicità è nel burro ingiallito nel frigo, nei contatti scambiati, nell’idea di avere riferimenti a latitudini che non avevi considerato.
Il viaggio vero sta nella prova che si fa, ficcando il naso nei calzini dei giorni indietro, per distinguere cosa nelle borse hai già lavato e cosa no.
La bellezza primordiale del viaggio è nelle bellissime canzoni soffuse della radio in ostello, nelle canzoni che paiono accomunare noi tutti collegandoci in uno strano modo: sono un gusto comune pur provenendo tutti da paesi ed esperienze diverse. Felicitá è negli abum tipo Ten dei Pearl Jam, in London Calling dei Clash ascoltsto in silenzio, di pomeriggio. È come se tutti provenissimo dallo stesso lontanissimo e malinconico posto.
Perché la stessa musica smuove anime cosi distanti per anagrafiche e km? Per il senso del viaggio stesso, per la materia informe contenuta negli zaini dietro la schiena e per quella smania di andare e vedere, conoscere e scoprire.

Non ho ancora re incontrato Dio, ma ne sono sicuro: sta viaggiando e dorme in ostello.

Chris misurava se stesso e coloro che lo circondavano secondo un rigido codice morale. Rischiava di incamminarsi su un sentiero carico di solitudine, ma trovava compagnia nei personaggi dei libri che amava, negli scrittori come Tolstoj, Jack London, e Thoreau. Per ogni circostanza sapeva trovare la citazione adeguata e non perdeva occasione per farlo. (Carine McCandless)

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