Bled – Maribor – Ptuj

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Ho lasciato Bled stamattina, piuttosto presto, mentre gli altri dormivano ancora. Ho salutato i pochi già vigili con un’occhiata ed un sorriso dopo aver ricontrollato la mappa per il giorno. Linsday dormiva vestita, infreddolita per via della finestra socchiusa anche di notte, arruffata fra coperte e briciole dei biscotti di qualche ora prima: “Good luck Maximo…”
Stanotte una delle inglesi è stata male: sono rientrate piuttosto tardi e hanno preso un’acquazzone memorabile, così la loro notte è stata tutta tosse e raffreddore, passaggi al bagno ed inciampi nei bagagli di noi tutti, nel buio della stanza.
Il top del tormento notturno s’è raggiunto con Linsday che andando al bagno è quasi caduta scendendo dal letto (ma non è ancora convinta che sarebbe stato meglio che io avessi preso il letto sopra e lei quello sotto). Tutto sommato nessun fastidio e tanta collaborazione: caffè caldo su in cucina, altri momenti di svanita condivisione prima di riprendere il sonno

Ho scelto di mescolare autostrada e strada statale, fra i piccoli villaggi. Per l’autostrada occorre comprare “la vignetta”, da attaccare al parabrezza di auto e moto: anche questo paese è più evoluto dell’Italia e le moto pagano differentemente. In generale l’autostrada è molto economica. Nel caso delle moto 7,5 euro per una settimana, senza limiti di percorrenza, traffico od assurdi caselli (ne esistono solo per mezzi pesanti che credo paghino a parte, ma hanno corsie riservate così non ci si ferma mai, guidando). Le vignette posso essere acquistate ad ogni distributore di benzina.
Anche le strade statali sono ottime e si trovano distributori di benzina forse più che in autostrada (che però costeggia la statale e potendo uscire e rientrare a raffica il problema non si pone): il fascino delle statali sta nel fatto che si attraversano iccoli villaggi di agricoltori e pastori, monti e fiumi il che, motociclisticamente, fra odori, curve e paesaggi è vitamina ed adrenalina.
I prati verdi e le montagne stamattina un po’ arrabbiate, sullo sfondo, sono balsamo per gli occhi: qualche km dopo Bled ho imboccato la statale e seguito le indicazioni che avevo scritto a penna con la collaborazione del gestore dell’ostello (merce di scambio dopo le chiacchiere rispetto alla sua nuova moto da comprare, ieri sera): va ammesso, nei tratti più isolati, ho tirato un po gustandomi l’equilibrio delle curve. I limiti sono ragionevoli ed esistono controlli della velocità per lo più di VERA SICUREZZA: nei centri abitati, superato il limite, si troverà rosso il semaforo successivo. In autostrada invece i limiti non sono chiari perché non sempre ci sono indicazioni se non quelle di fine limitazione temporanea e così…va riammesso, a tratti si guadagna tempo..

Maribor, velocemente in ostello: un mega appartamento in centro, vicino alla stazione, gestito da un tipo belloccio e muscoloso che però, come nel caso di Bled, va chiamato al telefono: Considerate di spendere qualche euro in telefonate, anche se brevissime. Spesso i gestori delle stanze abitano in zona, sopra, sotto le camere e vanno quindi avvisati telefonicamente anche se via internet si aveva avuto conferma. (http://www.italian.hostelworld.com/). Un appartamento arredato ikea, con sculture di carta, porta uova di cartone dipinti, oggetti di design qui e là ed una attrezzatissima cucina (Anche se stavolta non pulitissima) 17 euro compresa colazione ed utilizzo di lavatrice, asciugatrice. Stanotte fortunissima: dormirò in una camera piuttosto grande (4 letti) ma da solo.

Maribor pur essendo la seconda città della Slovenia non offre praticamente niente se non il piccolo centro con tipici palazzi ed architetture della zona, un lungo fiume con locali interessanti e poco altro. Direi che è possibile visitarla e viverla in mezza giornata ed una notte, o almeno questo è quello che farò considerato che è praticamente vuota di turisti e Slovenia (al bar mi dicevano che sono tutti in ferie), che i negozio sono chiusi e che pioviggina da ora di pranzo. Una città poco interessante e piuttosto fredda nel senso meteorologico del termine: oggi è da pantalone lungo, maglia lunga ed in qualche caso felpa. Domani, mi dicevano sempre al bar, fonte di notizie ed ispirazioni serali, sono previsti 30 gradi contro i 15 di oggi. Possibile?

Più interessante, anche se come nel caso di Maribor basta al massimo qualche ora per visitarla, è Ptuj, sicuramente più pittoresca e medievale: da visitare (basta da fuori) il castello, i vicoli, la piazza del municipio, la chiesa, il monumento ad Orfeo e..praticamente stop a parte le foto ai tipici tetti rossi della cittadella che però oggi erano spenti causa sole in vacanza. A Ptuj ho re-incontrato la coppia di italiani motociclisti (da Torino) che ho conosciuto al castello di Bled: loro proseguiranno con giro fra i vigneti e le “strade del vino”: cultura piuttosto diffusa qui in Slovenia.

Così il senso del viaggio è in questo, nei cicli interminabili dell’asciugatrice, nelle docce comuni, nel caffè di primo pomeriggio prima di andare in giro in centro, nella noia dei bar del centro mentre fuori piove, nelle strade desolate e vuote da sembrare un set cinematografico pronto al ciack. Così il viaggio, il senso estremo di andare è questo: nei pomeriggi senza tempo, nelle birre e nelle chiacchiere con i baristi, nelle mappe stropicciate, nelle ore spese a pianificare, rivedere, archiviare, scrivere. Il senso del viaggio, per il sottoscritto, sta in questo blog, nel succo che non riesco a spremere per raccontare e trasferire. Il senso di andare sta nelle camminate fra le città, nelle scalinate ripide, nelle delusione di un monumento troppo decantato di una guida, nella sorpresa di un vicolo fatto speciale dall’odore del pane appena cotto, da una fioriera che si sporge dal balcone.
In un pasto veloce nei negozi “Pekarna” (tipo panetterie), dove trovare salato e dolce a pochi euro, un po’ di tepore, un caffè, un tavolo sul quale cambiare idea, batterie, direzione della mappa che tieni in tasca. Il sapore del viaggio è nelle e-mail che io e Gianvincenzo ci scambiamo ogni anno, viaggiando: uno qui, uno lì: stavolta lui nel Borneo. In quell’ironia e nei racconti strampalati delle poche righe delle nostre e-mail c’è la nostra quotidinità, il sentirci ogni giorno anche a continenti di distanza; un raccontarsi frugale fatto di battute e sottintesi che capiamo solo noi e che sono sicuro ci scuciono un sorriso consapevole sul viso: “ehi ciao bro, tu come stai, io qui...”

Esco, vado verso un concerto in piazza, musica elettronica e percussioni. O almeno così dicevano giù al bar nel centro.

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