Autogrill
Giu 20
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Il surrealismo e l’inutilità della barretta kinder lunga 1 metro si abbina al gusto dolce amaro degli album Jazz , rappresentati lì vicino alle casse disordinate, da cd di indegna fattura, in versione cartonata, contenuta in un cestello arrugginito al centro della sala, specie difronte al muro dei pessimi libri ultima uscita: un’accozzaglia di illeggibili biografie.
Io penso sempre agli espositori delle musicassette, scolorite dal sole. Dritti in piedi davanti al piccolo ingresso del minimarket. Dritti come soldati, gli espositori che custodivano la meraviglia di Caterina Caselli, i “successi” di Nicola di Bari e le musicassette del ballo liscio, da Raoul Casadei ad improbabili e sedicenti artisti umbri oppure marchigiani. Penso sempre alla magia del suono dell’organetto che poi nessuno sa chiamarsi davvero Fisarmonica Diatonica.
Fra le pompe di benzina troppo costosa e l’ingresso nel minimarket. E’ lì che rifiato senza casco in testa , riflettendo sull’irresistibilità delle offerte dei biscotti pronta scadenza, con i loro prezzi che finisco sempre per .99, su quei dolciumi che non mangerei mai e che lì per lì quasi quasi comprerei. E’ lì che sento l’immancabile voglia di fare scorta di cibo e bevande, come se dovessi guidare milioni di km, diretto nell’altroquando, anziché uscire poco dopo per tornare a casa.
Il tour delle scritte nei bagni: finte pipì per poter sorridere delle strampalate proposte color pennarello nero, per fotografarle e collezionarle assieme alle altre foto di collezioni che poi non ho mai veramente proseguito.
Lo stretching della cervicale, mentre ascolto i dialetti al bancone del bar. Se in cassa c’è il Mordicchio, va preso, perForza, tutta una parola, tutta d’un fiato.
Prima di ripartire va fatto un minuto di contemplazione per i panini in vendita.
Apollo: mai cotoletta di pollo fu più triste. E’ lì invecchiata, insecchita e ti guarda come a chiederti…PRENDIMI.
La Rustichella, che di rustico poi che ha? Sempre bruciacchiata, schiacciata versione provola e pancetta oppure mediterranea, stereotipo che mi rifiuto di accettare.
Mitologia: il Camogli, ma sempre più piccolo e secco di quello ritratto in foto e poi presente solo a certe latitudini.
Ogni volta penso che vorrei parlare e finire per litigare con chi ha creato quei menu favolosi tipo cappuccino cornetto succo di frutta ed acqua minerale: chi, in Italia, farebbe una colazione del genere?
E allora metto in moto e scappo via, cercando un autogrill Sarni, che è diverso, più Italiano, più nostrano (dio che odio sta parola).
E poi.. e poi c’è un altro bagno, altre scritte da fotografare e se sei un po più a nord l’autogrill di Roncobilaccio dove rifugiarti dalla pioggia, perché di certo lì ci sarà nebbia, vento, pioggia e freddo, fosse pure agosto, è una delle certezze della vita.
Più avanti, ancora km da guidare: perché quella soddisfazione nel fare il pieno di benzina anche se costoso, quel sentirsi rassicurato dal conta km che afferma una percorrenza di almeno altri 400 km?
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